• 1997

24 Grana – Loop

Strettamente connessi agli Almamegretta ed al variegato panorama artistico partenopeo di fine secolo scorso, i 24 Grana hanno rappresentato una piacevolissima opzione alla già di per sé nutritissima e succitata scena musicale del capoluogo campano.

Metaversus (1999) è probabilmente il loro album più completo.
K album (2001) il più coraggioso.
Underpop (2003) il più cangiante.
Ghostwriters (2008) il più contaminato.
La stessa barca (2018) il più internazionale.


Valutazioni soggettive, chiaro.
Generiche, se vogliamo.
In un disco vi è tutto un mondo sensoriale, fatto di momenti ed esperienze, che in realtà è impossibile condensare in pochi spunti, peraltro -come detto- strettamente personali.

Quel che è certo, invece, che tutto ciò ha un preciso inizio.
Ed un nome.
Un titolo, per essere ancor più precisi: Loop (1997).

Da qui inizia l’avventura dei nostri, invero preceduta da un EP e da una intensa attività dal vivo, con la presenza in alcune compilation ed un passaparola in ambito locale che, in breve tempo, porta il gruppo a varcare i confini della provincia, poi della regione, successivamente del paese e, infine, addirittura del continente.

Sono bravi, i 24 Grana.
Molto bravi.

Francesco Di Bella, voce e chitarra.
Armando Cotugno, basso.
Renato Minale, batteria.
Giuseppe Fontanella, chitarra.

Di Bella è l’anima pulsante.
Cotugno e Minale i fidati scudieri.
Fontanella arriva per ultimo e chiude il cerchio alla perfezione.

24 Grana - Loop

Loop è un esordio intrigante e spericolato.
Vive di slancio, di impeto.
Il cuore anticipa la ragione, anziché assecondarla.


  1. Loop – 4:27
  2. Introdub – 4:08
  3. 1799 – 5:02
  4. Vesuvio – 4:51
  5. Frate E Sore – 4:38
  6. Pixel – 4:07
  7. Treno – 4:37
  8. Patrie Galere – 5:45
  9. Perso Into ‘O Cavero – 4:55
  10. Lu Cardillo – 4:40

Loop, la traccia iniziale eponima, è irresistibilmente dub.
Già dalle prime note si entra in un’atmosfera particolare, pregna di energia e, nel contempo, di una gradevole malinconia.
Pezzo stupendo, poetico ed onirico, unico dell’album ad essere totalmente in lingua italiana.
Introdub, nomen omen, è una scarica di adrenalina reggae-dub, con tutta una serie di inserti di elettronica pura ed un cantato rapsodico ed accattivante.
1799 è uno dei brani più “sfiziosi” di Loop.
Ipnotico, con una andatura irregolare quanto ammaliante.
Si insinua nella mente, come un mantra, e ne prende il controllo.
Vesuvio è una cover di una canzone degli E’ Zezi, band di musica popolare napoletana.
I 24 Grana la rivisitano con personalità, andando ad innestare una massiccia dose di elettro-dub su una base folk mistica e seducente che, però, non smarrisce neanche un granello del proprio fascino: tutt’altro.
A parer mio ne guadagna, addirittura.
E manco poco.
Bella bella bella.
Frate e sore è una divertente cantilena in dialetto napoletano, con un testo che ad ogni ascolto si rivela più profondo e delicato.
Pixel rappresenta uno spassoso intermezzo di rock e reggae posizionato tra i due tronconi principali del lavoro, con la successiva –Treno che tende a riprenderne il ritmo conducendo (cit.) l’ascoltatore verso la parte finale dell’opera.
Patrie Galere presenta un testo incavato ed angosciante ed il tappeto sonoro che lo accompagna -un groove di alto livello- è perfettamente centrato sulle coinvolgenti liriche.
Perso ‘into ‘o cavero vive della performance canora di Francesco Di Bella, che flirta amabilmente con la tonica batteria che detta la cadenza armonica e, giocoforza, fa muovere i piedi e, di conseguenza, le anime.
Lu cardillo è un capolavoro.
Non si conosce il suo autore e non si è riusciti a datarla con precisione, per quanto si presume che sia stata scritta intorno al settecento.
Canzone d’amore, di quelle che possono essere ispirate soltanto da un sentimento autentico e viscerale.
Il cardellino e l’alter ego (l’amata) in sottofondo viaggiano meravigliosamente all’unisono, con Di Bella che accentua ulteriormente i toni romantici e struggenti, chiudendo alla grande il disco.


C’è qualcosa di Tricky, in tutto questo.
Loop è un disco che mi piace molto.
Ha qualcosa di acerbo, come ovvio che sia per un debutto.
Eppure lascia la sensazione che sia proprio l’imperfezione a prendersi il palco, con 3/4 tracce di assoluto rilievo e le due cover che sono interpretate magnificamente, tanto da poter dire che i 24 Grana le abbiano completamente rimesse a nuovo e in una forma, come detto in precedenza, oltremodo piacevole.


Il successivo Metaversus -al quale la rivista Il Mucchio Selvaggio dedicò una copertina con la loro interessante intervista a corredo- mi piacque parecchio, poi l’attenzione nei loro confronti andò calando, anche a causa dei miei percorsi esistenziali che non sempre sono stati congeniali al seguito di una scena che, volente o nolente, richiede impegno ed applicazione per poter essere apprezzata in toto.

I ragazzi napoletani sono comunque ancora attivi, vivi e vegeti, sebbene non pubblichino un disco di inediti da un bel po’.
L’ascolto di Loop, per quel che mi concerne, è un appuntamento abbastanza abituale.
In tarda primavera, solitamente.
Quando l’estate è alle porte e mi fumo una sigaretta sul tetto, ascoltando dallo stereo nella stanza sottostante la title track che apre l’album e mi riporta alla memoria tanti momenti speciali.

“Secondo me, l’anima è
qualcosa che va più lenta del nostro pensiero.
Fluttua lentamente.
E il gioco della mente
la rende distante dal vero”

-Loop-

24 Grana – Loop: 7

V74

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