• Il ritorno

Cipro (Bis)

Ormai mi è entrata dentro.
Anzi, per essere precisi: ci è entrata dentro.

L’intuizione settembrina della mia sublime compagna si è rivelata a dir poco vincente e dopo l’antipasto raccontato qui, ecco che la voglia matta di Cipro ha preso il sopravvento e ci siamo tornati, a brevissima distanza dalla prima visita.

Un’emozione indescrivibile ed una settimana di viaggio organizzata in men che non si dica, nella speranza di approfondire la traccia iniziale.
Una sorta di “ratifica” di quella che è stata la stupenda prima impressione col territorio cipriota.
Come è andata?
Oltre ogni -meravigliosa- aspettativa.
Ma procediamo con ordine.


Volo diretto, il solito: Ryanair, da Napoli a Pafo.
La partenza, come ogni venerdì, è prevista in serata.
Il meteo in Campania non è ottimale, ma la traversata da Ischia al capoluogo è tranquilla.
L’aereo è però altrove, purtroppo.
La compagnia irlandese sostiene di avere avuto complicazioni inattese con alcuni voli e, conseguentemente, ha dovuto dirottare il (nostro) velivolo altrove, col risultato che a fine giornata l’equipaggio ha superato il massimo di ore di volo previste dai regolamenti internazionali.
Per fortuna si riesce a rimediare un equipaggio di riserva e decolliamo per Cipro, seppur con quasi tre ore di ritardo.

Giungiamo a Pafo a notte fonda, quindi, con l’ultimo bus per il porto che ci consente di arrivare in centro e da lì, con un taxi, raggiungere infine l’appartamento che abbiamo preso in affitto all’interno di un bel complesso residenziale, il Paradise Garden. che per mera buona sorte dista dieci metri -ma proprio dieci, eh- dal nostro noleggiatore di scooter preferito (Ippos Brothers).
La zona è periferica ma ben collegata, mentre la casa è estremamente confortevole, con un ampio balcone che invoglia al relax.
La disponibilità di un grande giardino e di una bella piscina amplia l’offerta e la rende perfetta, per le nostre esigenze.

Noi, però, siamo nuovamente a Cipro per girarcela ancor di più della volta precedente.
Ragion per cui facciamo uno spuntino veloce e andiamo ad amoreggiare con Morfeo per mettere in cascina qualche ora di riposo e poi, a prima mattina, recarci a ritirare il mezzo a due ruote che ci accompagnerà nello girovagare isolano.
La scelta ricade sul maestoso Kymco Xciting 400, fondamentalmente una moto piuttosto che uno scooter, offertoci nella versione super sportiva della casa di Taiwan.
Un altro pianeta rispetto al pur affidabile fratello minore che ci aveva portato a zonzo a settembre.
Potenza, tecnologia, comfort e consumi ridotti: con e per oltre 1200 chilometri in meno di una settimana il nostro nuovo amico motorizzato si ripagherà ampiamente la fiducia.
E ci consentirà di usufruire anche della autostrade, gratuite e sicure in quel di Cipro, sebbene a noi piaccia muoverci per vie secondarie e scoprire man mano anfratti e luoghi nascosti che da queste parti non mancano mai di sorprendere il visitatore.


L’indomani, di buonora, ci rechiamo a far colazione nel Kings Avenue Mall, uno dei più ampi centri commerciali della città, con oltre un centinaio tra negozi ed attività di ristorazione.
Tra queste ultime, con tutti i marchi più famosi a disposizione, ci incuriosisce un piccolo fast food, Tavernaki, che in pratica è una intrigante mistura tra la cucina greca e quella cipriota.
Ordiniamo un delizioso piatto a base di patatine fritte con salse miste e diversi club sandwich di pita in svariati gusti, con l’uovo -in molteplici forme- a dominare la scena.
Più che una colazione, si tratta di una sfida al colesterolo.

La perdiamo volentieri e per festeggiare la sconfitta andiamo a trovare la nostra Dea preferita: sì, raggiungiamo Petra Tou Romiou, la Roccia di Afrodite.
Un sito del quale ci siamo perdutamente innamorati e che ci vede nuovamente in acqua, nonostante il periodo non idilliaco.
Veronica si bagna sino alle caviglie, mentre il sottoscritto -inarrivabile buffoncello di corte- sfida un malefico venticello autunnale e si immerge in un mare quasi deserto che, sinceramente, si rivela essere molto meno freddo di quanto ci si potesse aspettare.

Petra Tou Romiou
Petra Tou Romiou
Petra Tou Romiou
Petra Tou Romiou

Ci ripasseremo al tramonto, facendo tappa nel minuscolo “santuario” che raccoglie le anticaglie delle coppie che si dichiarano amore profondo (eterno?) dinanzi alla Dea.

Dopo aver rispettato la tradizione, possiamo quindi lanciarci alla scoperta di una meta che già avremmo voluto approfondire durante la nostra prima visita in quel di Cipro, allorquando dovemmo giocoforza rinunciare ad alcune tappe che avevamo in mente di investigare: Omodos.

Omodos è un piccolo villaggio che sorge sui Monti Troodos, a circa ottocento metri di altitudine.
Possiede un fascino assurdo e, per fortuna, ancora non intaccato dalle orde barbariche di turisti che lo visitano, provenienti da ogni anfratto del globo.
L’idea di arrampicarci fin lassù, oltretutto sulle due ruote, ci eccita maledettamente.
Il tragitto da Pafo verso Omodos merita altrettanta attenzione: noi optiamo per le strade interne, quelle di montagna, piuttosto che per il più comodo ma meno affascinante tragitto autostradale.
In termini di distanza, peraltro, le differenze non sono poi così marcate: tutt’altro.

Monti Troodos - Cipro

I piccoli villaggi che accompagnano la “traversata” acuiscono spasmodicamente il nostro legame con questa meravigliosa terra.
Ci immaginiamo a vivere qui, in una quiete sovraumana ove la Natura spadroneggia, letteralmente, esprimendosi in forme ed in modalità alle quali è impossibile resistere: ancor di più per due come noi che adorano determinate atmosfere.
Odori, sapori, colori…
Un trionfo di silenzi, soprattutto.
Quei silenzi che parlano di pace, raccontano emozioni, gridano libertà.
Becchiamo, anche in questo caso, il periodo giusto per goderci qualcosa di veramente magico.

Kedares è uno dei succitati villaggi: la leggenda narra che Cinyras, il Re di Cipro nella mitologia locale, avesse deciso di stabilire qui la propria dimora.
Siamo già oltre i cinquecento metri sul livello del mare.
Poco più di settanta abitanti ed alcune chiesette: una delle quali, la suggestiva Agios Antonios, a vegliare su di un piccolo cimitero che ci incuriosisce per quanto appaia curato in una parte ed abbandonato nell’altra.
Ci pervade una stranissima sensazione, visitando le tombe e guardando le preci con i volti di uomini e donne di epoche passate, con i loro visi scavati e ricchi di umanità e forza a rappresentare generazioni che, a parer mio, oggigiorno sarebbero di grandissima utilità per testimoniare la capacità di saper percorrere dignitosamente determinati percorsi di storia e di vita.
Pochi, pochissimi volti giovani.
Ci sovviene il dubbio che a Cipro si viva bene ed a lungo, ma è una semplice sensazione, magari “forzata” dal nostro affetto per questa landa speciale.
Nel comune di Kedares, inoltre, sorgono alcuni dei più importanti vigneti della nazione, con la produzione di due tipologie di uva -la nera e la xylisteri– parecchio rinomate.

Kedares - Cyprus

Lasciata Kedares, proseguiamo l’escursione verso Omodos.
La F616 si lascia cavalcare con dolcezza, pur essendo una strada locale a tutti gli effetti.
Infatti, come detto nel report precedente, le vie di comunicazione interna sono ottime: dalle autostrade (classificate con la lettera A) alle arterie periferiche (F), passando per interurbane e principali (B) e secondarie (E), tutte rigorosamente efficienti e tenute come si deve, con indicazioni chiare e ben visibili.
Si guida a sinistra, certo.
Bisogna prenderci la mano, soprattutto alle rotonde ed agli svincoli, ma poi si va che è una bellezza.
Ah, dimenticavo: a Cipro non esistono pedaggi o costi aggiuntivi, neanche in autostrada.
E la benzina costa decisamente meno che altrove, Italia inclusa.
Passiamo oltre.

In zona sono presenti parecchi monasteri, alcuni dei quali Patrimonio UNESCO.
Meritano una visita, ancor di più in quanto incastonati in uno scenario -quello dei Monti Troodos- di arcana beltà.

Omodos è considerata la capitale del vino, a Cipro.
Il posto è stato sottoposto ad alcune ricostruzioni che, nel corso degli anni, hanno contribuito a migliorarne l’aspetto e, nel contempo, accrescerne la fama.
Il centro pare un viaggio nel tempo, a ritroso.
Viali, mercatini, negozietti.

Omodos - Cyprus

Ed il Monastero di Timios Stavros, risalente al dodicesimo secolo, denso e raffinato, a dominare la scena con il soffitto di legno intagliato che già da solo varrebbe il viaggio sin qui e la reliquia del brandello di corda che, secondo la tradizione, sarebbe parte della fune che legò Gesù alla croce.

Monastero di Timios Stavros - Omodos
Monastero di Timios Stavros - Omodos

All’ingresso del paese vi è un ampio parcheggio ove lasciare il proprio mezzo di locomozione per addentrarsi nell’affascinante dedalo di viuzze che conducono alla piazza principale.
Ad Omodos è impossibile non dedicarsi allo shopping, con una serie infinita di prelibatezze culinarie a disposizione.
Belli anche i piccoli empori che offrono merce di ogni genere: dai ricami, oltremodo eleganti, alla bigiotteria, talvolta pure di ottima fattura, fino a giungere alle opere d’arte, chiaramente ispirate alla iconografia religiosa e storica della zona.
I gatti, immancabili a Cipro, passeggiano tranquillamente tra i visitatori alla ricerca di cibo e coccole.

Noi ci godiamo il tutto fin quando non avvertiamo un certo languorino allo stomaco.
Ci guardiamo intorno ed optiamo per il pranzo alla Taverna di Themelio, sempre sulla piazza principale.
Esperienza culinaria piacevole, con sapori autentici del territorio ed una torta alle mele con panna che ci ha riportato all’infanzia ed alle ghiottonerie delle nostre nonne.
Servizio cortese e gatti che saltellano ovunque, sprizzando simpatia e dispensando un senso di allegria che alberga nella mente e nel cuore.

Caffettino (mediocre, as usual) d’ordinanza e di nuovo sul nostro amico scooter, a tentare di scalare il Monte Olimpo, quasi duemila metri, il massiccio montagnoso più elevato di Cipro.
Siamo a fine novembre, quasi dicembre.
In scooter, eh.
Eppure non geliamo: ci siamo attrezzati discretamente, questo sì.
La giornata è stupenda, va detto.
Noi amiamo Cipro e Cipro ci ama, evidentemente.
Come giusto che sia, aggiungerei.

Monte Olimpo - Cipro

Le stradine di montagna, tra una curva e l’altra, si aprono dinanzi a noi come le acque del Mar Rosso davanti a Mosè.
Uno spettacolo nello spettacolo.
Raggiungiamo la cima, parcheggiando il mezzo a due ruote prima dell’imponente picco di Chionistra, ove il governo cipriota ed il Regno Unito hanno posizionato radar e sistemi di controllo per telecomunicazioni militari, in basi ad accordi risalenti alla seconda metà del secolo scorso.
L’aria è pura e fresca e ci rigeneriamo mediante una passeggiata nei boschi circostanti.
Prima che calino le tenebre decidiamo di togliere le tende e ritornare verso Pafo.

In effetti il buio arriva e crea un suggestivo momento di viaggio e meditazione.
Giochi di luci (poche) ed ombre (molte) ci conducono verso la meta, armonizzando ogni piccola immagine insieme alle nostre energie sensoriali.
Non incontriamo un’anima per chilometri, fin quando un riccio fa capolino da una tana, ai margini della carreggiata, per salutarci.
Un incontro apparentemente ordinario, che però ci trasmette una intensità dirompente.
Giungiamo a “casa” in tarda serata e Veronica, su pressione del sottoscritto, si immortala (cit. Natale in Casa Cupiello) in un tortellino al brodo che, al contrario del caffè di Concetta Cupiello, si rivela essere un capolavoro.


Il giorno successivo andiamo ad Old Town, la città vecchia, per ricaricarci di energia solare, che Pafo sa dispensare in abbondanza.
Kavacafe è il nome del bar che ci ospita, con un delizioso panorama sui dintorni ed una colazione internazionale di ottima fattura.
Una veloce sigaretta e ci spostiamo verso la Chiesa di San Nicola, nel vicino comune di Geroskipou, facente parte del distretto di Pafo.
La struttura, intima e graziosa, sorge sulla spiaggia, a due passi dal mare.
Seduce con le sue forme lineari ed il suo bianco marmoreo, che ispira serenità ed armonia, tant’è che molte persone decidono di venire ad unirsi in matrimonio in loco, magari festeggiando poi in uno dei tanti mega hotel presenti nei dintorni che creano, inutile negarlo, uno strambo contrasto con la sobrietà del luogo sacro in questione.

Chiesa di San Nicola - Geroskipou

Siamo a Pafo, dove gioca una squadra che milita nella massima serie cipriota (Division A) e che, talvolta, si affaccia pure nelle competizioni internazionali: il Pafos FC, nato nel 2014 dopo la fusione tra due squadre della regione, disputa le sue gare interne nello Stadio Stelios Kyriakides (un famoso maratoneta, originario di Pafo), che visitiamo con curiosità e passione, permettendoci il lusso -si fa per dire- di calpestarne il manto erboso.

Stelios Kyriakides Stadium - Pafo

Pranzo rapido e navigatore puntato sul Monastero di San Neofito, a Tala, posto ad una quindicina di chilometri da Pafo.
Dedicato all’eremita dal quale prende il nome, il Monastero si suddivide in tre parti: la Chiesa della Vera Croce, la cella ed il refettorio.
Gran parte della struttura è scavata direttamente nella roccia e sono presenti moltissimi affreschi, oltre a parecchi dipinti bizantini e tanti reperti conservati nell’interessante Museo che si trova all’ingresso, ove sono visibili anche gli alloggi dei monaci, posti in una ala del comprensorio che è palesemente di costruzione moderna.
Effetto mistico assicurato e valli circostanti che acuiscono ulteriormente il senso di pace del luogo.

Monastero di San Neofito - Tala
Monastero di San Neofito - Tala
Monastero di San Neofito - Tala

Sazi di cultura e storia, decidiamo di soddisfare pure il palato.
Ci ricordiamo di una piccola tavernetta che aveva attratto la nostra attenzione sulla strada verso Polis, nella prima visita di Cipro.
Non è vicinissima, ma avevamo avuto la sensazione che fosse un bel posto dove fermarsi a mangiare un boccone.
Beh, ecco, diciamo che per una volta l’istinto ci ha traditi.
Parastratima, il nome del ristorante, è invero enorme.
Dal di fuori non sembrerebbe, ma una volta entrati si ci ritrova in una proprietà vastissima, abbandonata da almeno un paio di secoli, con un piccolo parco che pare appartenere al set di un film dell’orrore, ricco com’è di pupazzetti distrutti dal tempo e di fili penzolanti e provenienti dal nulla ad annunciare imminenti catastrofi.
Un film dell’orrore: i servizi igienici, che manco nella peggiore stazione ferroviaria di Caracas, completano il tour dell’assurdo.
Quantomeno all’esterno, ecco.
Perché all’interno la situazione è ancor più inquietante.
Il proprietario, alquanto cordiale, ci spiega che ha soltanto una portata disponibile: la moussaka (specialità greca a base di carne, melanzane, spezie e altro ancora).
La fame ci domina e ne ordiniamo una doppia porzione.
Lui entra in salotto -ebbene sì, avete letto bene: la cucina è il suo salotto- ed accende un vetustissimo forno a microonde, scusandosi per non disporre di posate moderne.
Ci consegna due sottospecie di cucchiai e due bicchieri di materiale misterioso nel quale versa un vino che, onestamente, non è affatto male.
Pure la moussaka è buona, per quanto si intuisca che non sia stata preparata nell’attuale millennio.
Il dessert non è previsto ed il caffè freddo riesce nella trionfale impresa di farci rimpiangere l’abituale e pessimo intruglio cipriota.
Unica nota degna di apprezzamento: non vediamo l’ombra di un cetriolo ed a Cipro è veramente una rarità assoluta, datosi che lo infilano pure nei gelati.
Only moussaka!“, le gentili parole proferite dal signore che ci ha accolto per presentarci lo scarnissimo menu di giornata, riecheggeranno per anni nelle nostre menti, fino a diventare un vero e proprio tormentone: un inno all’autoironia ed alla surreale situazione nella quale, volenti o nolenti, ci siamo ritrovati.
Il perché un simile ristorante dal notevole potenziale -per spazi interni ed esterni e per posizione- venga gestito come se fosse un fastidio, beh, resta per noi un mistero.
Ci torneremo in estate, comunque.
Siamo masochisti, hai visto mai?

Ci troviamo nel piccolissimo villaggio di Drouseia, che prende il nome dalla briosa brezza che soffia da queste parti, proveniente dalla vicina penisola di Akamas.
La bella cittadina di Polis, che abbiamo già “ispezionato” nel precedente giro a Cipro, è a pochi chilometri.
Un passaggio in zona è d’uopo, prima di recarci a godere il tramonto in quel meraviglioso angolo di mondo che risponde al nome di Coral Bay.
Anche qui si tratta di un bis.
Ci piace l’idea di scoprire posti nuovi e di abbinarli a cose già viste e che ci sono rimaste nel cuore.
Coral Bay è la dimostrazione che lassù qualcuno ci ama, col suo tramonto incantato ed i suoi colori quasi irreali, per quanto siano mozzafiato.
Il bar-ristorante della baia è chiuso, a fine novembre.
Tutto è quindi molto soft e la bellezza dello scenario finisce per essere ancor più intensa, di conseguenza.
La cena, a Pafo, è ancora una volta all’insegna della calda brodaglia: di giorno le temperature sembrano primaverili, ma in serata l’autunno prende il sopravvento e Veronica, suo malgrado e con immancabili imprecazioni a sostegno, è costretta ad andare di consommé.


Al mattino seguente si va in pellegrinaggio.
La meta non è di ordine religioso, però: Tala Cat Park, un santuario dedicato ai gatti, animali che per Cipro rappresentano una istituzione.
Siamo nuovamente a Tala, in altura, non molto distanti da Coral Bay.
Un gruppo coeso di volontari accudisce amorevolmente oltre ottocento felini, alcuni dei quali -purtroppo- non in condizioni ottimali di salute.
I visitatori portano del cibo e tutto ciò che possa essere d’aiuto.
Le donazioni, manco a dirlo, risultano essere graditissime.
Raccontare le emozioni che ci pervadono all’interno del parco è davvero complicato.
Gli sguardi dei gatti, il loro affetto, la forza e la dolcezza che esprimono è un qualcosa di straordinario.
Ne abbiamo parecchi, in casa.
E sappiamo bene quanto affetto siano in grado di trasmettere, ma vederne quasi un migliaio tutti insieme è uno spettacolo nello spettacolo.
Molti vengono adottati, quando possibile.
Altri vivono invece in un ambiente ben organizzato e con una smisurata premura a circondarli.
Qui e qui è possibile trovare altre info, a riguardo.
Esperienza bellissima e toccante.

Tala Cat Park

Il pomeriggio lo trascorriamo a zonzo, tra le colline e le spiagge della regione.
In serata torniamo a trovare gli amici della Pagkratios Tavern, in centro a Pafo.
Ironia della sorte, il piatto del giorno è un Raviolo ripieno all’Italiana: Veronica, disperata, mi osserva con odio feroce.
In realtà si tratta di una pasta fresca, lavorata a mano e preparata da un cipriota che ha vissuto per anni a Roma e che, ogni settimana, sforna deliziosi manicaretti seguendo le regole nostrane e distribuendo il tutto nei vari ristoranti della città.
Anche la mia Signora, dopo qualche comprensibile titubanza, lo assaggia e se ne innamora: è la settimana del raviolo-tortellino, oramai è destino.
Passeggiata al porto che è un must, per conciliare il sonno, e ritorno in appartamento, a goderci un bel film ed un pizzico di meritato romanticismo.


Il mercoledì mattina lo trascorriamo a Geroskipou, visitando il bel Santuario di Afrodite.
Facciamo colazione in un delizioso chioschetto alle porte del paese, assaggiando delle ottime specialità turche a base di verdure.
Ci spostiamo nelle vicinanze, ove vi è uno sfiziosissimo mercato all’aperto nel quale acquistiamo della frutta che a Cipro è sempre un bel vedere ed un super gustare.
Ordiniamo quindi al navigatore di portarci verso Panayia, nella Foresta di Pafo, ad oltre novecento metri di altitudine.
Percorriamo la salita riflettendo sull’innegabile contrasto tra la Natura incontaminata e le giganti pale eoliche che producono energia sostenibile e che avevamo già notato dall’aereo, in fase di approccio alla meta.

Panayia - Cyprus
Panayia - Cyprus

Chiesette, monasteri, vigneti, boschi: Panayia ci piace un casino e riusciamo anche a vedere, a debita distanza, un raro esemplare di muflone, che nel paese è protetto da leggi severissime, in quanto trattasi di specie ad alto rischio di estinzione.

Il viaggio prosegue verso Limassol, sebbene la destinazione finale non sia la cittadina portuale, che avevamo già avuto modo di omaggiare della nostra presenza a settembre, bensì il Lago salato di Akrotiri, che si trova per l’appunto ad Akrotiri, in territorio appartenente al governo britannico e, fondamentalmente, sotto l’egida dell’esercito inglese.
La particolarità è che insieme alla cittadina di Dhekelia, nei pressi di Larnaca, altro possedimento britannico, ad Akrotiri è l’euro -e non la sterlina- ad essere utilizzata come valuta corrente.
Al lago speriamo di incontrare i fenicotteri rosa, che spesso si fermano qui nei loro percorsi migratori.
Purtroppo non piove da lungo tempo ed il lago è talmente arido da presentare giusto qualche pozzanghera, di tanto in tanto, senza la benché minima presenza di acqua.

Proviamo ad attutire la delusione raggiungendo il bel lungomare di Limassol ed ingurgitando un aperitivo che resterà negli annali, per abbondanza e qualità.
Non ci fermiamo in città, visto che non ci entusiasma, e ritorniamo verso Akrotiri per dare una occhiata al Monastero di San Nicola dei Gatti (Monastery of St. Nicholas of the Cats), una struttura religiosa che si occupa anche di dare rifugio ad una folta colonia di felini che, a dire della leggenda, furono accolti in zona per disinfestarla dall’enorme numero di serpenti che vi si erano stabiliti.
L’atmosfera è strana, comunque: molti gattini appaiono malaticci, ma si divertono ugualmente al sole, saltellando dinanzi agli amici che passano a trovarli e zigzagando tra un monaco ed una suora di passaggio.
Il Monastero è moderno, di dimensioni ridotte e dalle sembianze alberghiere, piuttosto che ascetiche.
Nulla di indimenticabile, insomma.
Tranne che le fusa e le coccole degli adorabili micetti, ovviamente.

Non distante vi è il Castello di Kolossi, che giriamo perimetralmente dall’esterno.
Pure il Sito Archeologico di Kourion merita una visita, come abbiamo fatto settimane or sono.
Dove invece passiamo per la prima volta è a Kouris Dam, la più grande delle 107 dighe presenti a Cipro.
Prende il nome dal fiume che l’attraversa, il Kouris, una quarantina di chilometri di lunghezza.
Per costruirla è stato letteralmente spostato un intero villaggio, Alassa, in modo tale da far confluire nella diga anche altri due piccoli fiumi della valle.
Un quindicina di anni or sono qualche buontempone ha gridato al Mostro di Loch Ness in versione mediterranea, con annesso avvistamento di rettile gigante all’interno delle acque della diga: le ricerche, invero non ciclopiche, non hanno portato ad alcun esito.
Noi, senza speranze di scoop, passiamo un po’ di tempo in zona e scattiamo alcune foto che perpetueranno dei momenti indimenticabili, in uno sfondo naturale di notevole fascino.

Kouris Dam - Cyprus
Kouris Dam - Cyprus
Kouris Dam - Cyprus

Torniamo a Pafo in serata e ci rifocilliamo alla Hondros Tavern, bissando la cena settembrina.

Hondros Tavern - Pafo

Anche perché all’indomani ci attende un tour particolarmente intrigante.
Torniamo verso Polis, superando la stupenda Penisola di Akamas.
All’andata scegliamo il percorso interno, tra colline e montagne, tornando ad attraversare buona parte della sublime Foresta di Pafo.
Stavolta la destinazione è diversa, perché Polis è il punto di partenza di un itinerario che ci vede viaggiare per tutto il sentiero costiero che si spinge sino al confine della cosiddetta “zona turca” ed oltre.
Argaka, Agia Marina, Nea Dimmata e Pomos: il poker di villaggi che giriamo in lungo e largo è un colpo al cuore.
Nonostante sia novembre inoltrato il meteo è clemente ed il sole illumina i paesaggi, veramente stupendi.
Ci fermiamo più volte, estasiati dalle immagini che man mano disintegrano le oramai residue forze di resistenza all’idea che, prima o poi, a Cipro toccherà piantarci le tende.
Ischia è sempre Ischia, eh.
Però un paio di mesi all’anno a Cipro bisognerà passarli, in qualche modo.

Il primo stop è ad Argaka, sul Molo di Limni: immerso in un irreale silenzio con vista esclusiva sul Mar Mediterraneo.
Il secondo è sulla spiaggia di Agia Marina, quando amoreggiamo col mare fino ad immergerci totalmente nei suoi splendidi colori.
A Nea Dimmata ci colpiscono i suoi sentieri naturalistici, a picco sulle splendide spiagge locali.
In uno spiazzo ci imbattiamo in alcune spezie del luogo: aromi pregiati che proveremo a replicare a casa, in giardino, dove pure la Natura non ha niente di invidiare ad alcuno, va detto.
Pomos sembra più turistica con il suo bel porticciolo, la primitiva spiaggia di Pachyammos ed i caratteristici ristorantini sul lungomare, la maggior parte dei quali presenta le serrande abbassate, in autunno inoltrato.
Ci torneremo e ci pernotteremo, senza alcun dubbio.

Pachyammos - Cyprus
Pachyammos - Cyprus
Pachyammos - Cyprus

Un meraviglioso senso di stato brado ci assale e ci conquista.
Questa parte di Cipro entra a pieno titolo nel Top del Top dei luoghi -tanti- visitati nella vita.
Un infinito loop di paesaggi strepitosamente selvaggi, tra coste e colline.
E si sale anche su, verso la montagna, con panorami indescrivibilmente ameni.
A fa da contraltare, una caserma nel pieno del bosco che attraversa la zona.
Il conflitto che una cinquantina di anni fa ha generato a Cipro una discussa e discutibile divisione interna è qui ben visibile, con la suddivisione territoriale che comporta immagini abbastanza stranenti, tipo le guardiole e le garitte che di tanto in tanto compaiono lungo il tragitto.
Per fortuna le simpaticissime caprette, che pascolano libere, provvedono subito a ringalluzzirci l’umore, insieme alla folta fauna ed alla scintillante flora che pure in autunno è ben presente e visibile dinanzi ai nostri occhi estasiati.
Pomos -adiacenze incluse- ci conquista e, come detto, ci vedrà presto ritornare.

Nel primo pomeriggio passiamo a trovare un amico che avevamo conosciuto nell’esordio in terra cipriota: il mitico Mikis, nell’omonima taverna di Polis.
Stavolta niente meze, come nel primo incontro, ma una serie di specialità del posto tra le quali cozze al sugo di pomodoro e calamari fritti con spezie.
Tutto ottimo, as usual.
Il meglio arriva sui titoli di coda, però: uno yogurt al miele che più che un dessert è una apprezzatissima carezza al palato.
Una spruzzata di Zivania, l’aromatico distillato locale, sugella il pranzo e ci consente di alzarci dalla tavola senza che le ossa scricchiolino facendo più rumore di un concerto di musica metal.

In serata ci fermiamo al porto di Pafo, aperitivando in maniera più alcolica che alimentare.
I nostri stomaci ringraziano, dopocena – a base di passeggiata digerente- incluso.

Porto di Pafo

Il giorno dopo torniamo ad Ischia.
La solita ❤Ale❤ ci ha accudito casa e zoo con amorevolezza, permettendoci di vivere qualche giornata di distensione e ristoro in una terra che amiamo ogni giorno di più.

Cipro, tocca ribadirlo per l’ennesima volta, per noi è speciale.

Di conseguenza, prevediamo un nuovo capitolo della saga a breve.

Chi vivrà, vedrà.
E godrà, inoltre.

V74

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *