• 2019

Franco126 – Stanza singola

Una costante, oramai, negli spostamenti quotidiani all’interno del meraviglioso territorio della nostra isola d’Ischia.
Ci accompagna da mesi e, a differenza di altri, senza risultare mai stancante e/o ripetitivo.
Insieme alla mia dolce metà ci siamo ripromessi di spararcelo anche negli auricolari, durante le selvagge gite che in futuro ci accompagneranno in giro per il globo.

E dire che quando per la prima volta ho sentito Franco126 ero convinto di trovarmi dinanzi ad un talento che girava in Fiat 126 per le strade di Roma, disegnando parabole musicali con una sensibilità non comune.
Perché, debbo ammetterlo, era da un bel po’ che un artista giovane non mi incuriosiva con tale slancio.
Invero Franco deve il suo nomignolo al numero dei gradini della “Scalea del Tamburino”.
Difatti siamo a Trastevere, nella capitale, dove lui ed i suoi amici si ritrovano per vivere e suonare.
Il risultato è intrigante, con parecchi incroci ed un album in collaborazione con Carl Brave, Polaroid, che ottiene un insperato successo, miscelando hip pop e indie con sapienza e verve.

Franco126

Stanza singola è il secondo lavoro di Franco Bertollini, alias 126, stavolta elaborato perlopiù in solitudine, sebbene con la partecipazione di svariati artisti e, ancora una volta, amici.

In questo disco, del 2019, Franco si allontana dall’hip pop -e da certe forme di rap che ne hanno caratterizzato gli esordi- per incamminarsi verso il pop ed il cantautorato, lanciandosi quindi nella sconfinata prateria sonora ispirata dai suoi notevolissimi idoli (Califano in primis, poi Dalla, Baglioni, Carboni, Caputo, De Crescenzo, De Gregori).


Tracklist ⬇

  1. San Siro
  2. Stanza singola (feat. Tommaso Paradiso)
  3. Brioschi
  4. Fa lo stesso
  5. Parole crociate
  6. Nuvole di drago
  7. Frigobar
  8. Oi oi
  9. Vabbè
  10. Ieri l’altro

Il disco mi piace un botto.
Parte con San Siro, quarto singolo in ordine di pubblicazione, che come intro si presenta brillante e luminoso, con un testo divertentissimo e, nel contempo, alquanto intenso.
La canzone che fa da title track –Stanza singola, terzo singolo- arriva subito dopo, con la compartecipazione di Tommaso Paradiso ed un ritmo romantico che accompagna una scrittura malinconica, che entra dentro e non esce più.
Piove, pure con 45 gradi all’ombra.
Piove.
Ed è una meraviglia.
Brioschi, con un irresistibile beat in sottofondo, è una sfiziosissima cantilena, chiaramente devota dalla buonanima di Califano che, dall’alto, avrà posato di certo una mano sulla spalla dello sfortunato protagonista del racconto, spiegandogli come fare per non beccare mai un palo con l’amata fanciulla.
Fa lo stesso prosegue sull’onda del canzonatorio di classe, mentre la successiva Parole crociate è una vera e propria poesia, pregna di quella malinconia che rende felici, anziché intristire, e senza concessioni di sorta al “walleroso”, tipo quelle mielosissime canzoni d’amore che sono peggio di un neomelodico stonato che canta ad un matrimonio nei dintorni del carcere di Poggioreale dopo che la moglie si è ammalata di tumore e l’amante ha perso un bambino che aveva concepito col fratello del cantante che, a sua volta, è morto la settimana precedente per un incidente che ha provocato, da ubriaco, uccidendo quattro orfani che viaggiavano su un pulmino guidato da una suora pedofila, rimasta paralizzata dopo lo scontro.
Gran bel pezzo, davvero.
Nuvole di drago è il mio brano preferito del lotto: testo che ribadisce la cifra del ragazzo e sound che è letteralmente irresistibile.
Ti fa sorridere e ti commuove nello stesso istante, magari alternando le sensazioni e variando le emozioni, ma tutto in poco più di duecentocinquanta secondi.
Un qualcosa che, ai tempi e senza voler scomodare le divinità, per carità, apparteneva al Battisti di turno.
Super.
Frigobar, il singolo che lancia l’album al centro della scena, è una ballad con cadenza indolente, che ruggisce saltuariamente ma che, quando lo fa, centra il bersaglio con chirurgica precisione.
Oi oi e la seguente Vabbè non sono, a parer mio, sullo stesso livello delle canzoni succitate.
E ci mancherebbe pure, eh.
Altrimenti ci saremmo trovati davanti ad un capolavoro epocale.
Comunque meritano l’attenzione e nella scaletta del disco ci stanno benissimo, contribuendo a rilassare l’atmosfera e renderla più leggera, al termine di un fuoco incrociato di parole e musiche di straordinaria intensità emotiva.
La seconda, tanto per, ha un motivetto malefico che al quarto/quinto ascolto rischia di inerpicarsi sino al podio delle migliori performance di tutto il lavoro.
Per correttezza limitatevi a sentirla al massimo un paio di volte consecutive, fidatevi del sottoscritto.
Ieri l’altro (secondo singolo) chiude l’opera e lo fa in maniera convincente, con un elaborato di grande spessore ed un suono oltremodo raffinato, dove la semplicità sale sul palcoscenico e regala lezioni di profondità ed arte.


Stanza singola è davvero un gran bel disco: maturo, sincero, introspettivo, coraggioso.
Franco si lascia alle spalle il mondo passato e va in cerca di un nuovo pianeta nel quale esprimere la sua voglia di comunicare.
Abbandona il posto fisso e si colloca sul mercato del rischio, quello che ti può condurre tanto alla gloria quanto alla fame.
E vince la scommessa, senza dubbio alcuno.
La vincerà pure un paio di anni più tardi, allorquando pubblicherà Multisala, controverso e sublime, che parte della critica apprezzerà meno rispetto a Stanza singola, ma che a mio modesto (si fa per dire) parere è l’ideale prosecuzione del percorso intrapreso nell’altro, rispetto al quale non varia troppo nello stile, forse, ma introduce, ugualmente, vari spunti di indubbio interesse.

Ho scritto praticamente tutto il disco su una serie di strumentali trovate su Internet.
Spesso si trattava soltanto un giro di chitarra, basi piuttosto semplici sulle quali ho composto la melodia delle canzoni.
Con il produttore Stefano Ceri abbiamo poi ripreso tutto il materiale in studio sviluppando alcune parti o riscrivendone completamente altre.
A quel punto i brani si erano trasformati in assoluti inediti.
Ceri ha trovato un sound univoco, una coerenza musicale che il mio materiale chiaramente non aveva.

Franco126

Se non fosse romanista, sarebbe quasi perfetto.
Continuo a seguirlo con attenzione.
Fate altrettanto.

E se passo in quella via
Sai, guardo ancora in su
E mi aspetto che ti affacci
Un fischio e scendi giù
E certe cose, no, non so spiegarle
E forse Dio era girato di spalle

-ieri l’altro-

Franco126 – Stanza singola: 7,5

V74

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