• 1998

Grooverider – Mysteries Of Funk

Un CD che conservo con affetto.
Youtube vedrà la luce anni più tardi e a fine secolo scorso toccava impegnarsi nella ricerca ed investire tempo e moneta, per ascoltare certe chicche.
Col rischio che tali non fossero, talvolta.
Non in questo caso, però: Mysteries Of Funk è un lavoro di ottima fattura e Grooverider è un artista di valore.


Quando uscì sul mercato MoF suscitò reazioni contrastanti: molti si aspettavano un prodotto commerciale, figlio del grande successo che Grooverider mieteva col suo compare Fabio come DJ sulla scena UK e continentale.
La convinzione dei più era che l’album avrebbe fatto da traino “forzato” per rinvigorire ulteriormente il marchio di fabbrica dell’artista, proponendosi come coacervo di Drum and Bass in primis.

In parte sarà così, ma MoF sorprese parecchi addetti ai lavori e fans con un suono estremamente variegato che spazia soprattutto dall’elettronica di riferimento al D&B e jungle, ma non manca di regalare spunti di matrice funk, come da titolo, nonché di jazz,.
Una specie di soundtrack per un ipotetica visione perennemente in bilico tra cibernetica e spazio siderale.
Un viaggio nel tappeto sonoro elettronico di fine millennio con la produzione di Optical che lascia il segno e la consulenza di Roni Size che accentua la ricerca melodica e rifinisce l’organicità dell’opera.

“Cybernetic Jazz” 12:18

“Rainbows of Colour” 8:21

“On the Double” 8:45

“Time & Space” 7:10

“Where’s Jack the Ripper” 9:14

“Fly With Me” 1:56

“C Funk” 11:46

“Starbase 23” 10:20

“Time & Space” 3:03

“Rivers of Congo” 8:28

“Imagination” 8:25

“560′” 7:21

“Imagination” 4:55

“Stay With Me” 10:01

“Rainbows of Colour (Heaven’s Breath)” 0:18

Tracklist

Starbase 23, Cybernetic Jazz, Imagination e Time & Space sono i pezzi migliori del lotto, a mio avviso.
Pochi i passaggi a vuoto, nessun passo falso vero e proprio.
Il sound risulta essere perfettamente in linea col periodo d’oro del genere, sprazzi di fantascienza e sperimentazione ardita inclusi nel pacchetto.
Un concept album, mi verrebbe da dire, ambizioso e, in certi frangenti, sottovalutato.


Rimarrà l’ultimo lavoro completo nella carriera di Grooverider dopo che l’anno prima, nel 1997, aveva pubblicato con Photek ed altri una raccolta di remix e collaborazioni.

Chi ama il genere dovrebbe possederlo nella propria collezione.
A pensarci bene, chi ama il genere è probabile che già lo possegga nella propria collezione.
Come giusto che sia.

Per gli altri -soprattutto chi non ha dimestichezza con certi suoni- potrebbe essere abbastanza ostico, quantomeno nei primi ascolti.
Poi, man mano, i misteri del funk si sciolgono tutti.
Dal primo all’ultimo, deliziando chi ha desiderio di abbeverarsene sino all’ultima goccia.

Grooverider – Mysteries of Funk: 7,5

V74

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