- Da un articolo del socio IC8BNR, alias Claudio Corcione, pubblicato su R.R. del Nov/2014
Isole, Radio, Emozioni
IL DIARIO DI BORDO DELL’ISLANDA DEI MIEI SOGNI E DELLE MIE EMOZIONI: VIAGGIO NELL’INCANTO, DALL’AURORA BOREALE ALLA “VERA” PROPAGAZIONE
Pianeta DX – RadioRivista 11/2014
Ebbene sì, un isolano resta sempre tale, a qualsiasi latitudine.
Certo è che immaginarsi un ischitano in Islanda, per giunta in pianta semi-stabile, può risultare quantomeno bizzarro.
Eppure tutto ciò è accaduto.
Una esperienza indimenticabile, che per un po’ si interromperà, senza comunque smarrire il rapporto che si è venuto a creare con questo splendido pezzo di mondo, completamente devoto a Madre Natura e, fondamentalmente, privo dei filtri che spesso ci impediscono di vedere le cose col cuore, oltre che con lo sguardo.
Colori magici, atmosfere inusuali, esperienze sensoriali uniche.
E quella incredibile Aurora Boreale, top del top in territorio vichingo.
Con certe giornate che, a seconda delle stagioni, indirizzano gli umori come se fossero capricciose Divinità.
No, questa è RadioRivista e non il Touring Club, perdonatemi.
Nessuna pubblicità, non è necessaria.
Trattasi di istintiva e doverosa introduzione a quella che è stata una fantastica avventura di vita ed anche di Radio.
Perché è ovvio che trasferirsi in TF land e non attenzionare l’etere, sarebbe stato a dir poco delittuoso.
Condizioni di propagazione diverse dalle nostre; ore di luce e di buio che variano moltissimo e, conseguentemente, influenzano e mutano gli approcci alle bande in base ai periodi dell’ anno; un indicativo di chiamata che regala sempre un certo fascino, pur non trattandosi di un paese raro o particolarmente ricercato.
Insomma: gli ingredienti per divertirsi in frequenza dalla EU-021 non mancano di certo.
Dopo tante note positive, concediamocene una negativa: il vento.
Purtroppo sì: uno dei maggiori nemici dei radioamatori qui la fa da padrone quasi incontrastato.
E parliamo di venti serissimi, di quelli che la notte spesso complicano il meritato riposo e ti portano ad alzarti per dare una controllatina alle amate antenne.
Il primo call, TF3CL, mi è stato concesso dopo un paio di mesi dal mio sbarco in terra nordica, giusto il tempo di fornire alle autorità di zona tutta la documentazione necessaria.
La locale associazione radioamatoriale IRA, circa duecento iscritti, è
ubicata nella capitale Reykjavik ed è gestita con dedizione e competenza da
un appassionato gruppo di ragazzotti, generalmente avanti con l’età ma dotati di uno spirito arzillo e grintoso e sempre pronti a sfogliare la nostra
RadioRivista, allorchè essa fa capolino in sede -con precisione svizzera,
più che islandese- nei primi giorni del mese.
Dagli anni 40 ad oggi, son circa 450 le licenze rilasciate dal locale Ministero delle Telecomunicazioni, generalmente divise in due classi: la G, che consente di operare in tutte le frequenze concesse con potenza massima utilizzabile fino ad 1 kW, e la N, meno privilegi e potenza ridotta a 100 w.
Un nominativo di sei caratteri -tipo TF3MMM- appartiene alla classe N,
mentre se ne presenta cinque –TF2CL– rientra in classe G.
Dopo 25 anni continui di attività o mediante concessione particolare e/o ereditaria, si ha diritto alle quattro lettere, come ad esempio per TF3B.
Ovviamente non mancano i nominativi speciali, sparsi per le dieci aree nelle quali è radioamatorialmente suddiviso il territorio islandese.
Il maggior numero di operatori, età media di circa sessanta anni, bazzica nei pressi della capitale, in zona 3.
Nei primi due anni in Islanda, pure il sottoscritto ha operato da Reykjavík, in condizioni abbastanza semplici.
Una Windom stesa tra due terrazzini ed un Loop magnetico incastonato sul balcone di un appartamento al secondo piano di una palazzina di tre, in una zona residenziale della città, con un minuscolo laghetto ed una ridente collina a far da contorno alle mie soventi uscite in portatile, utilizzando una MP-1 e qualche dipolo autocostruito da testare nelle varie bande.
Un set-up modesto, discreto per cimentarsi nell’esplorazione degli ascolti dalla punta del mondo, meno adatto a competere nei furiosi pile-up delle spedizioni, ove il DX diventa una autentica battaglia da dover combattere con armi di ben altra levatura.
Occorreva studiarsi la cosa, progettare un piano d’azione, migliorare tutto ciò che poteva essere migliorato, facendo in modo che la passione smodata non facesse troppo a pugni con il portafoglio e con la logistica sociale.
Le mancate ore di sonno e la ferrea volontà potevo mettercele io, nessun problema.
Per la metratura fisica, indispensabile in determinati casi, toccava guardare altrove.
Può sembrare strano, ma anche in un paese come l’Islanda -con spazi enormi e densità della popolazione non certo elevata- è tosta trovare un appartamento nella capitale che offra spazi discreti a prezzi umani.
E’ a questo punto che entrano in scena due personaggi importantissimi della saga islandese, cioè la mia compagna Flavia -padre italiano e madre TF, seppur ormai I a tutti gli effetti- ed il mio amicone Salvatore, ischitano DOC, alias IC8SQS.
La prima ha amorevolmente acconsentito nel mettere la sveglia con un’ora in anticipo rispetto al solito, accettando di fatto lo spostamento ad Akranes, una tranquilla cittadina nel sud-ovest del paese -zona 2 e quindi TF2CL- ad appunto una sessantina di minuti di bus circa dalla capitale.
Qui abbiamo avuto la fortuna di trovare una villetta carinissima, con dei vicini simpatici e tolleranti, un tetto accessibile ed un giardino spazioso.
Certo, i miei adorati 160 erano poco fattibili, ma sul resto si poteva lavorare.
A quel punto è il secondo protagonista della scena, Sal, ad entrare in gioco, offrendomi di salir su a darmi una mano nel caso volessi montare una beam.
Lui, che già aveva visitato il paese, lancia il sasso, che poi è pure il suo cognome.
Ed io non esito a raccoglierlo: una telefonata ad Enzo, gentile titolare della UltraBeam, per chiedere info e lumi sulla 2el che copre dai 6 ai 20, facendo pure da rotativo in 30 e 40.
Poco peso, materiali robusti, prestazioni discrete e non troppi cavi in giro: per il sottoscritto, una idea che da tempo girava tra i folli meandri radiantistici della mente.
Così mi decido ad ordinarla, scendo in Italia per testarla ed autospedirmela e dopo qualche tarantella con la dogana islandese, perché tutto il mondo è paese, eccola lì a svettare fiera ed ondeggiante sul mio tetto, con il succitato e fondamentale aiuto di Mr. IC8SQS.
Il vento ad ovest picchia selvaggiamente, l’Oceano è a pochi passi e la struttura di sostegno, per ovvie ragioni, non è il massimo della vita.
Per fortuna, tutto va come deve andare e con la spinta di un Acom 1000, ecco che il Log inizia a dispensare dx-peditions come se piovesse, attestandosi intorno ai 300 paesi collegati e confermati in pochi anni di attività, un ottimo risultato soprattutto tenendo conto che se è vero che il call ha il suo indubbio fascino, altrettanto innegabile risulta la circostanza che sul caos delle spedizioni nessuno ti regala alcunché, anzi.
Mors tua vita mea, mai come in un immane pile-up.
Va detto che non di rado i segnali migliori si ricevono quando la spedizione chiama per il Nord America.
Ma la cara Iceland, volente o nolente, è sempre Europa, seppur non comunitaria.
Indi, pazienza e passione.
E poi tanti QSO con l’ Italia, tanti vecchi amici, molti nuovi, ogni volta una emozione indescrivibile.
Estati lunghe con propagazione ottima nelle bande alte.
Bande basse non in formissima, tranne che ad inverno inoltrato.
Ma 30 e 40 comunque sempre foriere di buone opportunità, a patto di saperle monitorizzare con continuità.
Magic Band, invece, quasi deprimente: poche aperture e, tranne rarissimi casi, ancor meno DX.
Ho operato per qualche ora pure da Hrisey, EU-168, un caratteristico isolotto posto a nord dell’ isola vera e propria.
Ed è lì che mi scatta una molla di sana follia, perché l’ appetito vien mangiando, si sa.
Inizio ad informarmi su Grimsey, altra isola islandese ma in parte posizionata oltre il circolo artico, ben più distante dalla terraferma rispetto a Hrisey, seppur sempre parte della referenza 168 nella lista IOTA in Europa.
Coinvolgo nel progetto anche Sal, con l’idea di recarci in loco a dare una occhiata e fare qualche collegamento, senza troppe pretese.
Ci andiamo in un periodo che gli stessi islandesi definiscono folle, cioè in pieno inverno.
In realtà ci divertiamo moltissimo e mettiamo a Log quasi 600 qso con tutti i continenti, sfruttando una attrezzatura semplicissima, cioè il solito Loop magnetico, qualche dipolo ed un 706MK2G della Icom.
Il tutto giusto per saggiare le condizioni propagative della zona, che si rivelano essere notevoli, di pari passo con la meravigliosa bellezza mistica della natura circostante.
Ci ritorneremo, prima o poi.
Ora, come detto in precedenza, si vola in Italia per qualche tempo.
La casa ischitana necessita di lavori urgenti e non più rimandabili, seppur in questi anni abbia fatto spesso il pendolare tra le due nazioni, per dare una amorevole “controllata” agli affetti di famiglia ed alla stessa dimora.
La mia Flavia freme al pensiero di fare la valigia per il bel paese, Sal e gli altri amici della locale sezione Ari sono già pronti a darmi una mano per issare la beam sull’ isola verde.
Io?
Beh, oltre alla piacevole nostalgia per il ritorno, provo anche un pizzico di malinconia per il momentaneo allontanamento, credo si sia intuito.
In fondo un’ isola è sempre un’isola, sia a nord che a sud.
Qualcosa di speciale, particolare, unico.
Proprio come la Radio.
73 a tutti!
TF2CL – IC8BNR
Claudio
V74