• 1997

Jonny Lang – Lie to Me

Dakota del Nord.
Uno degli Stati più rari, nell’ambito Radioamatoriale.
La conformazione del territorio, la scarsa densità abitativa ed il basso numero di appassionati lo rendono un collegamento raro, quindi una zona ricercata.
Uno Stato che a me ricorda la Radio, quindi.

Ma che riporta alla memoria anche un disco.
Che potere, la Musica!
Eh sì, perché nel Dakota del Nord è nato l’artista che a fine secolo scorso ha pubblicato un album che, pur non essendo un capolavoro, resta uno dei miei preferiti in un genere che rappresenta qualcosa di bizzarro, quantomeno nella mia personalissima classificazione musicale.

Difatti il blues mi piace da matti, eppure tendo ad ascoltarlo di rado.
Una palese contraddizione, me ne rendo perfettamente conto.

Boh.
Sarà che debbo necessitare di tutta una serie di “situazioni”, per riuscire a godermelo appieno: atmosfera giusta, umore giusto, compagnia giusta.
Pare facile…

Diciamo però che in certe sere, in beata solitudine e dimenticando un po’ di letame che mi/ci circonda e del quale -volente o nolente- in fondo siam fatti tutti, il gioco potrebbe essere quasi fatto.


Nel 1997 Jonny Lang ha sedici anni.
Troppo pochi, per atteggiarsi a sofferto e logorato bluesman che canta di una vita spesa per chissà cosa.
A sedici anni -di solito- si è ancora poppanti che stanno passando dal latte alla birra, ben che vada.
Lui no, evidentemente.
In quanto Lie to Me di adolescenziale ha soltanto la carta di identità del suo principale attore.

In teoria non è manco un esordio, poiché Jonny dodici mesi prima ha pubblicato un album insieme ai Bad Medicine Blues Band, suoi conterranei che il padre aveva contattato per dare lezioni di chitarra al figlio e che, dopo averlo testato, se lo son presi sotto la propria ala protettiva, avendone intuito lo straordinario talento.
Così come ha fatto la A&M Records, casa discografica che fa capo al mitico Herb Alpert e che non ha esitato a contrattualizzare il ragazzo prodigio.

Jonny Lang - Lie to Me

Agli inizi del 1997 il mercato discografico è in gran fermento e Lie to Me irrompe in esso con devastante forza, conquistando pubblico e critica.


Dietro, va detto, vi è un progetto notevole.
Di qualità, ecco.
La produzione, completata tra Los Angeles e Memphis, è meticolosa e raffinata.
Nel disco, arrangiato con gusto e mestiere, compaiono nomi importanti della scena USA: il tastierista Bruce McCabe -autore anche di diversi testi-, il bassista Dave Smith, il batterista Rob Stupka e tanti altri preparati “session man”.
Una vera e propria squadra al servizio del talento di Lang, che con la sua voce acerba quanto inquieta scalda l’anima e trascina l’ascoltatore al centro del sacro fuoco blues.

-La title track, Lie to Me, piazzata in apertura e spedita in mondovisione col suo video che mostra questo sbarbatello caruccio e suadente che fa smuovere anche il culo più pesante del pianeta, rompe subito gli indugi e miscela funk, rock e R&B in maniera oltremodo accattivante.
Darker Side, la mia preferita, è una classica ballata blues, con la furente voce di Jonny che accompagna magnificamente la sua chitarra nevrotica e guizzante.
Good Morning Little School Girl è un celeberrimo inno blues di “Sonny Boy” Williamson, con Lang che si compiace nell’interpretarlo e, nel contempo, si prende un po’ gioco della sua stessa età.
Still Wonder abbassa i toni ed invita a guardare fuori dal finestrino di un’auto che viaggia nelle desertiche ed imprevedibili notti di una indefinibile America.
Matchbox, di Ike Turner (il marito di Tina, per gli amici), apre un tris di brani melodici e fa molto swing anni quaranta, rifacendosi ad un sound che per Jonny è superba fonte d’ispirazione.
Back For A Taste Of Your Love prosegue sull’onda di qualcosa di piacevole che riecheggia da epoche alquanto distanti.
A Quitter Never Wins, un bel saliscendi emozionale by Tinsley Ellis, esalta ancora una volta chitarra e passione e chiude da par suo il trittico centrale di pezzi “tranquilli”.
Hit The Ground Running, breve ma intensa, riporta su il ritmo col suo rock blueseggiante ed un cantato da vera star.
Rack ‘Em Up, molto R&B, racconta una storia sfiziosa con un sound che, come una macchina del tempo, trasporta chi l’ascolta direttamente negli ambienti fumosi e jezzati del secondo dopoguerra.
When I Come To You è una evidente concessione al pop, con echi palesemente claptoniani.
There’s Gotta Be A Change rimette la chitarra in primo piano, pur non essendo un passaggio che resta scolpito nella memoria e/o, tantomeno, nell’anima.
Missing Your Love, mielosa e paraculamente radiofonica, chiude i giochi alla One Direction, con una decina d’anni di anticipo.


Un lavoro interessante, come detto.
L’inizio è clamoroso, la fase centrale è spassosa, il finale è un pizzico “commerciale”.
Album che comunque mi piace tanto e che in certe notti un po’ così, di quelle dove è bello rilassarsi e sognare, è il complemento ideale alla solita sigaretta con distillato di ordinanza, per restare in tema.
Quando il sottofondo deve essere all’altezza -o migliore- del contesto stesso, insomma.
Cioè quasi sempre.


A proposito: Jonny ha poi raggiunto lo status di maggiorenne.
Ha confessato di aver incontrato sia Gesù che lo Spirito Santo e si è convertito presto al cristianesimo.
Ha chiuso con un passato burrascoso, disintossicandosi da varie abitudini non propriamente salutiste.
Ha suonato con B.B.King, con i Rolling Stones, con Eric Clapton, con Sting e con altri mostri contemporanei.
Ha pubblicato cinque album in studio ed uno dal vivo, dopo quello in oggetto.
Ha trovato l’amore e con esso pure ben cinque eredi.
Ha scelto la California come ambiente ideale nel quale vivere.

Tutto molto bello, forse troppo.
Tanto è vero che Lie to Me è il suo picco creativo, mai più nemmeno avvicinato -nonostante alcune cose intriganti siano presenti pure nei lavori successivi-, e che negli ultimi tempi il nostro ha dovuto pure annullare un paio di tour a causa di seri problemi alle corde vocali.

Sigaretta e cognac e tutto torna a posto, amico mio.
Con troppi vizi si rischia la fine, è indubbio.
Ma con pochi le si va scientificamente incontro, oh.
Sebbene “a loro piaccia sapere sempre tutto” (cit. Troisi) e senza ironie o blasfemie di sorta, ma un bel peccatuccio veniale fatto come si deve lo perdonano di certo, dall’alto.

"Even in the brightest light
You might lean toward the darker side"
(Darker Side)

E chissà che non possa contribuire a “remettre l’église au milieu du village”.
Quanto sono internazionale, vero?


Jonny Lang – Lie to Me: 7

V74


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