• Sogni infranti

Maurice Banach

Shattered Dreams“, dal titolo di una stupenda canzone degli anni ottanta dei Johnny Hates Jazz.
Sogni infranti: in amore, nel lavoro, nello sport, nella vita.

E talvolta tutto insieme.
Come nel caso di Maurice Banach, un uomo che proprio nel momento in cui stava realizzando tutte le sue più importanti aspirazioni si è visto cancellare ogni cosa dal brutale destino al quale, suo malgrado, non ha potuto opporsi.


Siamo a Münster, nella regione della Vestfalia, nord-ovest della Germania.
Una bella cittadina, con un’atmosfera rilassante e con più biciclette che abitanti, a voler dar retta al pensiero popolare che l’ha resa celebre.
Qui negli anni sessanta (1967, per la precisione), da un fugace incontro tedesco-statunitense, nasce Maurice Banach.
La sua carnagione mulatta, eredità paterna, è presto fonte di scherno in una Germania che non è ancora pronta per superare certe ignobili barriere razziali e culturali.
Lui, schivo ma tosto, cresce con la determinazione di chi ha compreso prima di subito di doversi conquistare ogni singola goccia di felicità, durante il proprio percorso esistenziale.
Nell’età dello sviluppo il fisico inizia a mostrare segni di forza: è alto, il giovane Maurice, ed è pure veloce e resistente.
Tempra da sportivo, insomma.
E difatti adora lo sport.
O per meglio dire: adora il Calcio.

Non è ancora adolescente quando si ritrova a militare nella scuola calcio del SC Preußen Münster, a brevissima distanza da casa sua.
Il padre ha abbandonato la propria famiglia e lui, che nemmeno anni più tardi avrà desiderio di incontrarlo e conoscerne i destini, sfoga la rabbia calciando il pallone.
Lo calcia forte, Maurice.
In quel gesto c’è tanto di quel ragazzino e della sua storia.

Nonostante tutto, però, riesce a farsi voler bene da ogni suo amichetto.
I compagni di scuola gli danno un soprannome che a Banach resterà attaccato per tutta la sua -purtroppo breve- vita: Mucki.


Con i libri se la cava pure discretamente, Mucki: ma la sua passione è il prato verde.
A soli quattordici anni è già ora del primo trasferimento di quella che si avvia ad essere una promettente carriera: viene infatti inserito nelle giovanili del Borussia Dortmund, una società d’élite del calcio tedesco, a dimostrazione dell’indubbio talento del ragazzo che partecipa ad un programma di apprendistato nel quale svolge alcune ore di lavoro in un negozio di alimentari, prima di recarsi degli allenamenti.
Altri tempi.

Anche a Dortmund il buon Maurice Banach conferma le sue doti e mentre sta per diventare maggiorenne il club gli sottopone il primo contratto da professionista della sua giovane storia: lui lo firma, con entusiasmo ma, anche, con la determinazione di chi è conscio di dover ancora dimostrare tutto.
In primis a se stesso, poi agli altri.
Maurice è un ragazzo più maturo della sua età: è grintoso, risoluto, tenace.
Ha trasformato la sua collera interiore in allegria ed è il punto di riferimento dello spogliatoio che condivide con gli altri allievi in rampa di lancio nella Under 19 del Borussia.

Banach, Borussia Dortmund

In quegli anni a Dortmund si lotta per la salvezza e gli spazi in rosa sono molti ristretti, soprattutto per gli esordienti.
C’è bisogno di esperienza, mestiere ed astuzia per portare a casa la pagnotta.
In attacco, va detto, il Borussia non dispone di una vasta schiera di fenomeni.
Tutt’altro.
Banach viene quindi lanciato nella mischia, nel torneo 1986-87.
Pochissime presenze, giusto qualche spezzone di gara per iniziare a saggiare l’aria del vero calcio, e subito una rete, nel derby col Bochum.
Inoltre il Borussia centra una buona stagione, rilanciandosi in classifica e raggiungendo il quarto posto che gli apre le porte dell’Europa (Coppa Uefa), dove sarà il Bruges di Ceulemans ad eliminare i gialloneri dal torneo.
In Bundesliga le cose non andranno tanto meglio, con una annata interlocutoria e con Maurice Benach che raggranella poche apparizioni, quasi mai da titolare.
Si rende conto che ha bisogno di una squadra che punti su di lui, che gli dia la possibilità di giocare e di maturare esperienza.


Il Borussia Dortmund preleva dal Bayern Monaco l’attaccante Michael Rummenigge, fratello del ben più noto Karl-Heinz, e vende Banach al Wattenscheid, sempre in zona ma in seconda divisione.

Apparentemente è un passo indietro, in carriera.
In realtà Maurice è un ragazzo molto intelligente ed è consapevole, come detto, di dover fare gavetta per arrivare in alto.
Il suo sogno continua, altroché.

Inoltre il Wattenscheid ha da poco sfiorato la promozione in prima serie ed è intenzionato a provare nuovamente a raggiungere il massimo livello del calcio teutonico.
Club ambizioso e ben organizzato, che incappa però in una annata al di sotto delle aspettative e arriva sesto.
Maurice è titolare e mette a segno una dozzina di realizzazioni.
In estate lo cercano diverse compagini ma lui ha un contratto e non vuole allontanarsi dalla Renania e dai luoghi limitrofi.
E fa bene, perché nel torneo successivo il suo exploit -22 gol- lo rende capocannoniere e trascina il team del distretto di Bochum per la prima volta nella storia in Bundesliga 1.

Banach, Wattenscheid

Benach segna in tutti modi e con una continuità impressionante.
Le sue prestazioni non passano di certo inosservate ed il ritorno sul principale palcoscenico germanico è per lui il giusto premio ai tanti sacrifici.
Perché il giocatore si impegna come un matto, sia in allenamento che in gara, per migliorarsi e regalare gioie ai suoi tifosi ed ai dirigenti del Wattenscheid.
Questi ultimi, a sorpresa ma nemmeno troppo, sono costretti a cedere Maurice nel calciomercato estivo.


Il Colonia di Daum, giunto per due volte alle spalle del Bayern Monaco di Heynckes (campione di Germania), è una meta che non si può rifiutare.
Ovviamente in Renania, manco a dirlo.
I caproni, che hanno raggiunto pure le semifinali della Coppa Uefa venendo estromessi per mano della Juventus, spediscono Uwe Rahn all’Hertha Berlino e puntano su Maurice Benach per trovare i gol che mancano all’appuntamento con la Deutsche Meisterschale, lo Scudetto tedesco.
Nel frattempo il portiere Illgner, il difensore Steiner ed i centrocampisti Littbarski ed Häßler sono diventati Campioni del Mondo con la Germania, ad Italia 90.
Häßler viene ceduto subito alla Juventus e dal Bayern Monaco arriva Flick, attuale C.T. della Germania.
La rosa è più che valida, con davanti un roster interessante che vede, oltre ai succitati, elementi di qualità e talento come Falko Götz ed Ordenewitz pronti a dar manforte alla causa, ove necessario.

Durante l’estate un litigio tra Daum ed il presidente del Colonia, Artzinger-Bolten, porta al licenziamento in tronco del tecnico, cioè di colui che aveva maggiormente spinto per l’ingaggio di Benach, ritenuto fondamentale negli schemi dal mister originario della Sassonia.

Daum, a ragione, è infatti convinto che l’ex Dortmund sia quel tipo di attaccante moderno che possa fare la differenza nel suo meccanismo offensivo: una prima punta in grado però anche di svariare su tutto il fronte d’attacco e, nel contempo, di essere letale in area di rigore.
Scaltro e rapido, Maurice Banach possiede un ottimo fiuto della rete.
Vede la porta e la centra spessissimo, soprattutto di destro e di testa, con un’ottima elevazione ed un fisico atletico e robusto che non teme i maliziosi colpi degli avversari.
Generoso e sempre pronto alla battuta, Maurice fa gruppo e riesce ad unire una esemplare professionalità ad un carattere gioviale ed affettuoso.
Negli anni ha smussato qualche asperità della vita ed ha imparato a reagire alle avversità con forza e consapevolezza.


Il Colonia sceglie Rutemöller per guidare la propria squadra e la stagione non è esaltante.
In Uefa è l’Atalanta a stoppare il cammino dei tedeschi, agli ottavi.
In Bundesliga i renani sono oltremodo altalenanti e chiudono al settimo posto.
In Coppa di Germania, complice un sorteggio abbastanza fortunato, raggiungono invece la finale.
Contro il Werder Brema di Rufer, Votava e Sauer, allenato da Otto Rehhagel, il Colonia gioca una buona gara.
1-1 il risultato alla fine dei tempi regolamentari, con vantaggio del Werder (Eilts) e pareggio in acrobazia di Banach, per i biancorossi renani.
Si va dapprima ai supplementari, senza che il risultato cambi di una virgola.
Infine ai rigori, dove gli errori di Rudy e Littbarski condannano gli uomini di Rutemöller alla sconfitta.

Maurice Banach

Maurice, a fine partita, è amareggiatissimo.
Avrebbe voluto mettere in bacheca il suo primo trofeo importante e la delusione è veramente atroce.
La smaltisce nel giro di qualche giorno e si rituffa negli allenamenti, per farsi trovare pronto dinanzi a quella che per lui potrebbe essere la stagione della definitiva consacrazione.
In estate il Bayern Monaco, contro cui il centravanti gioca sempre gare memorabili, tenta un approccio: il Colonia prova a resistere, chiedendo in cambio parecchi soldi e un paio di giocatori in conguaglio.
Il Bayern non se la sente di investire troppo in un calciatore che vorrebbe ulteriormente testare in palcoscenici di un certo tipo e l’affare sfuma, con l’intenzione di riparlarne comunque dodici mesi dopo.
Intanto il mitico Udo Lattek, entrato a far parte della dirigenza dei caproni, sottopone al goleador un triennale, in modo da garantirsi una posizione privilegiata nelle eventuali trattative future e, contemporaneamente, mantenere sereno il suo giocatore e metterlo così nelle condizioni più favorevoli per esprimersi al meglio.

I 14 gol messi a segno col Colonia in campionato sono quindi il viatico per riportare la squadra nelle posizioni che contano e, perché no, conquistare l’agognata convocazione in Nazionale maggiore.
Il neo C.T. della Germania ormai riunificata, Berti Vogts, lo conosce bene, avendolo allenato nella Under 21.

Maurice Banach, talentuoso e rampante, potrebbe essere il complemento ideale ad un reparto offensivo che vede in Völler, Klinsmann e Riedle le sue migliori bocche di fuoco.
L’ottimo inizio di stagione ratifica le premesse: il bomber è secondo in classifica marcatori, alle spalle dello svizzero Chapuisat, del Borussia Dortmund.
Sale di tono gara dopo gara e si propone come uno dei migliori attaccanti della Bundesliga.

Maurice Banach, Colonia

Il destino, tremendo, è però dietro l’angolo.
Anzi: ai lati della carreggiata di una autostrada, quella che da Wuppertal porta a Colonia.
Maurice è al volante della sua Opel Omega blu che ad un certo punto, all’altezza del comune di Remscheid e probabilmente a causa dell’elevata velocità, va a collidere contro un guardrail che costeggia la strada e poi colpisce in pieno uno dei piloni che reggono il sovrastante cavalcavia.
L’impatto è devastante, con l’auto che si ribalta e prende istantaneamente fuoco: per Banach non vi è alcuna speranza di sopravvivenza.

Un paio di agenti di Polizia si presentano nel ritiro del Colonia, domandando al tecnico Berger -da poche settimane subentrato a Rutemöller dopo un brevissimo interregno di Lattek ed una ancor più fugace apparizione in panchina del giovane Linßen- se Maurice Banach sia presente all’allenamento.
Berger spiega di averlo atteso invano e di aver pensato che il giocatore si fosse addormentato, avendo trascorso la serata precedente ad una festa del Kölner Karneval, il famoso Carnevale di Colonia che si tiene proprio in quei giorni.
i poliziotti gli spiegano che a causa di un drammatico incidente l’auto di Maurice è uscita di strada ed ha preso fuoco e che stanno indagando per capire se il corpo presente nella macchina, assolutamente irriconoscibile, corrisponda a quello del calciatore di Münster.
Berger comprende subito che l’ipotesi, espressa con garbo e con timore dagli agenti, è in realtà una certezza.

Mucky, Maurice Banach, è morto a 24 anni compiuti da qualche settimana.
Lascia una moglie, Claudia, e due piccoli eredi: Zico, di appena nove mesi, e Danny, di soli tre anni.

I suoi compagni di squadra sono sconvolti e la medesima sensazione di sconforto avvolge tutti gli appassionati di calcio della nazione.

Maurice Banach perde la vita proprio nel momento in cui stava per spiccare il volo verso orizzonti di fama e gloria.
La cerimonia funebre è officiata da Heinz Baumann, padre spirituale del Colonia.
I nonni materni, dalla casa dei quali Maurice era partito per il viaggio fatale, si occuperanno dei bambini dando una mano alla povera Claudia che, come non è difficile immaginare, accusa il colpo in maniera tremenda.

D’altronde la mattina della tragedia aveva ricevuto una chiamata dall’agente del calciatore che, per capire se la donna avesse avuto sentore della notizia, le aveva chiesto dove fosse il marito.
Lei aveva replicato di averlo lasciato sull’uscio di casa, mentre si recava alla seduta di allenamento e, contrariamente al solito, aveva chiesto alla moglie di non accompagnarlo, preferendo che restasse a casa con i piccoli.
Un presentimento, forse.
Chissà.
Poco dopo un altro squillo, quello di un redattore della Bild, che le chiede se è a conoscenza di ciò che è accaduto al marito.
Alla identica replica di cui sopra da parte di Claudia, e con la sensibilità che compete a molti giornalisti, il suddetto spiega che il suo uomo non tornerà più a casa.
La donna, in stato di shock, è in balia degli aventi per alcuni lunghissimi minuti, fin quando una pattuglia di Polizia non bussa alla sua porta e le spiega cosa è successo, prestandole la dovuta assistenza.


Mentre il paese si stringe attorno alla famiglia Banach, il Colonia -inspiegabilmente- fa calare un assordante muro di silenzio sulla vicenda.
Ci penseranno i nuovi dirigenti, molti anni più tardi, a prendersi carico di onori ed oneri e a rendere omaggio alla figura del loro attaccante.
Nell’immediatezza del fatto sono i compagni Higl ed Ordenewitz a gestire le incombenze di varia natura, mentre alcuni colleghi -tra i quali Matthaus ed Augenthaler– organizzano una gara di beneficenza per aiutare la famiglia.

Claudia si ritrova con due bimbi piccoli, uno dei quali -Zico- con dei problemi seri di salute,
Per fortuna li supera rapidamente e la madre, mediante un lavoro presso la locale compagnia dei taxi, riesce a tirare avanti.
Il Colonia mette le mani pure sull’assicurazione del marito, con la imbarazzante motivazione secondo cui la moglie non avrebbe bisogno forzatamente di un nuovo marito, mentre loro debbono necessariamente acquistare un sostituto della punta.
Al processo cade anche la presunta accusa di guida in stato di ubriachezza, per il povero Maurice: ha bevuto qualche bicchierino la sera precedente all’incidente, vero, ma quel giorno non ha un tasso elevato di alcool nel sangue.
Andava forte, questo sì.
E quella mattina, all’ora del sinistro (intorno alle 08:30), vi era un sole abbagliante -proprio in quel punto- che potrebbe avergli causato un istante di fatale distrazione.
Sia quel che sia, Maurice Banach non c’è più.

Come detto, la società del Colonia è riuscita di recente a ricucire lo strappo con la famiglia.
Claudia, dopo aver dovuto lavorare anche in uno studio dentistico per incrementare i guadagni, è stata aiutata a trovare un lavoro ben retribuito.
Zico e Danny hanno seguito le orme paterne, giocando a calcio.
Il primo, promettente, a seguito di un grave infortunio ha appeso gli scarpini al chiodo e si è dedicato al mondo della pubblicità e dello spettacolo, partecipando ad alcuni reality.
Il secondo ha giocato ed allena tra i dilettanti, oltre ad aver proseguito gli studi.
Claudia si è rifatta una vita ed oggi è una donna serena, sebbene non abbia mai dimenticato il suo Maurice.

Come non lo ha mai dimenticato nessuno dei suoi tifosi.
Agli inizi del nuovo millennio mi trovavo a Berlino e conobbi un ragazzo renano, tifosissimo del Colonia, col quale scambiamo parecchie opinioni e ricordi inerenti al calcio.
Quando gli raccontai della mia passione per il soccer tedesco e dei tanti idoli che sono transitati da Colonia (Toni Schumacher e compagnia cantando) lui mi disse che il padre, presenza fissa al Müngersdorfer Stadion (oggi RheinEnergieStadion), gli aveva sempre detto che il numero 1 di quella generazione sarebbe diventato Maurice Banach, se la sorte non gli avesse infamemente voltato le spalle.
Il resto è logica conseguenza: curiosità, approfondimenti, immagini, filmati.

FC Colonia

Maurice amava stare in famiglia, con i suoi piccolini e con la moglie, insieme a quei suoceri che gli facevano sentire quel calore familiare che tanto gli era mancato in età adolescenziale.
Si rilassava pescando ed ascoltando musica.
Gli piaceva andare in bici.
Adorava la natura e sognava di fare un viaggio in Irlanda e di ritornare in Grecia, dove era stato in vacanza con i suoi.
Aveva pochi amici ma buoni.
Non si sentiva una star e sebbene il Colonia avesse sborsato per lui oltre un milione di marchi tedeschi, sottraendolo ad una folta concorrenza, ed il Bayern Monaco lo avesse già messo nel mirino, preludio tedesco alla prossima convocazione in Nazionale, si continuava a comportare come quel bravo ragazzo che una decina di anni prima aveva incontrato la sua amata Claudia ad una fiera e ne era stato immediatamente folgorato (corrisposto).

Un ragazzo che aveva il mondo in mano e che proprio in quel momento ha perso il controllo della propria auto e della propria vita.

Un libro uscito di recente ne ripercorre la memoria, unitamente alle attività promosse dal Colonia in suo nome.
Finalmente, verrebbe da dire.


“Maurice era un ottimo compagno ed era veramente un attaccante di grande livello.
Un mix tra Robert Lewandowski e Thomas Müller, con caratteristiche più uniche che rare.
Quando è venuto a mancare ci siamo resi conto di come la vita potesse essere diversa da quella che ci sembrava di vivere sino a quel momento.
Il Colonia, da allora in avanti, non è più riuscito a raggiungere certi risultati.
E non credo che sia stato soltanto un caso”

Pierre Littbarski

Maurice Banach: sogni infranti.
Ed erano ancora tanti.
Tanti, tanti.

V74


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