• Riflessioni lucidamente alticce

In questi giorni difficili, per me resi impossibili da svariate coincidenze del membro, mi risulta alquanto complicato, per non dire snervante, approcciarmi al mondo che mi circonda, quello ovviamente mediatico e virtuale, datosi che i contatti umani sono, giocoforza, praticamente impossibili.

Il web, dove passo gran parte del mio tempo per lavoro e per svago, oltre che per passione e per divertimento, è letteralmente inaccessibile.

No, non mi riferisco alle limitazioni imposte da alcuni provider per tentare di snellire il traffico oltremodo pesante del periodo.

Piuttosto all’irritante, vacuo, demenziale teatrino delle abituali vanità, con tutti, ma dicasi tutti, proprio tutti, fottutamente tutti, non manca uno che sia uno, tutti, che hanno verità incontestabili da tramandare ai posteri, misteri incredibili da svelare al mondo, improbabili teorie dell’assurdo spacciate per leggi fisiche da condividere e, quando proprio va di lusso, video e foto con in aggiunta carico etico di dubbio gusto a corollario della comparsata di routine in cerca di gloria.

Un ammasso immane di mondezza, senza ritegno e senza dignità alcuna, talvolta col paradosso di accusare il prossimo della medesima azione, con l’aggravante -quindi- di cercare ugualmente gloria ma a scapito del più povero, in questo caso in termini di presunti contenuti.

Una tristezza che squarcia le carni, un’ipocrisia infinita e un qualunquismo da baretto di periferia, per non essere da meno della premessa.

Un quadro che, ancor di più, mi fa tifare per la scienza.

Anzi: per la Scienza, in maiuscolo, ad onorarne la memoria di ha dato, il sacrificio di chi da e la speranza di chi darà.

Conosco la materia, come “cavia” ed utente/frequentatore/consumatore passivo: spesso ci si mangia su, senza dubbio.

Fin troppo facile pensare agli interessi monetari delle multinazionali farmaceutiche e compagnia: discorriamo di cifre a migliaia di zeri, certo.

Fa più rumore un albero che cade rispetto ad una foresta che cresce e questo mette in secondo piano un gran numero di persone che sacrifica la propria esistenza al servizio di una speranza, di un impegno profondo, di una scoperta, di un percorso nella maggior parte dei casi poco apprezzato e di sicuro meno redditizio di altre occupazioni nel medesimo campo.

Persone che non trascorrono la giornata cazzeggiando sui social come faccio io, che non hanno tempo per scrivere stronzate su un blog come faccio io, che non riescono a divertirsi con i propri animali, giocare al Fantacalcio o godersi alba e tramonto fumando una Rothmans Blue, come piace a me.

A loro va in questo difficile momento il mio pensiero: tutti gli altri, altrettanto meritevoli di plauso, torneranno presto -mi auguro- alle proprie attività e, non me ne vogliano, in molti casi alla non emergenza, equivalente alla normalità, equivalente -e non me ne vogliano, ancora una volta- a non fare granché per la maggior parte del tempo.

Un ricercatore, uno scienziato, uno studioso no: vive questo casino come fosse la normalità, magari con maggiore stress e pressione del solito, sì, ma anche con la medesima spinta motivazionale e, prima di ogni altra cosa, con identica missione.

In un’epoca dove pure la Madonna si è scocciata di apparire e, respirata forse l’aria malsana, ha avvisato Medjugorje di sospendere le trasmissioni dal vivo, non prima di aver salutato tutti gli ascoltatori di Radio Maria invitandoli alla solita donazione, però; in una fase nella quale tutte le più alte autorità religiose, a prescindere dal credo, si uniscono paradossalmente e chivemmuortamente al grido di “L’Onnipotente ha deciso giustamente di punirci, ora preghiamolo affinché armi la mano dei medici e li spinga a salvarci dalla distruzione”; in un tempo critico come non mai, con nessuna attenzione al territorio che ci ospita e nessun rispetto per il mondo animale e per tutto ciò che ci circonda, umani in primis.

Beh, in questo letame del quale mi vergogno e mi dolgo di far parte, per giunta quanto mai attiva, mi piace pensare che il tempo sarà maledettamente galantuomo, as usual.

Chissà che oltretutto non possa dar risposte rapide e concise, una volta tanto.

Venendo a noi, in un meraviglioso Paese che recentemente è stato così arrogantemente coglione da decidere di farsi comandare da una mandria di insuperabili coglioni perché in fondo erano degli insuperabili coglioni nuovi, forse è giunta l’ora di iniziare a dare meriti a chi realmente ne è degno, senza attenzionare perennemente la concorrenza e mettere in parallelo ogni santissima stronzata per arrogarsi il pur sacrosanto (ma troppe volte deprimente) ed irrisolto diritto di parola.

Al bando la religione, il vero oppio dei popoli, altro che il Calcio.

Che poi, vista come gira la ruota, chissà che le divinità non siano malvagie e una volta nell’aldilà, ci divorino a denti stretti per l’eternità, chiaramente col pollicione inserito nelle cavità rettali fino all’anima per i maschietti e il capezzolo sinistro messo a mo’ di cavo telecom da Siracusa a Udine per le signore.

E la politica, vabbè, lì sarà sempre un maledetto terno al lotto.

Tanto peggio di beccare in contemporanea 5S, destra odierna e PD non può esistere: solo l’inferno, ammesso che questo già non lo sia.

Onore alla Scienza, piuttosto: mai come oggi sento il viscerale bisogno di gridarlo con tutta la forza che mi appartiene.

Pur con i suoi umani limiti, l’unica forza motrice e salvifica del pianeta Terra, unitamente all’Amore, quello vero, e ad un pizzico di culo, che nella vita aiuta sempre.

Tutta la Fede nella Scienza.

Ora sì, ora sì.

E se andrà male con questo virus del cazzo, in fondo sarà come nei protocolli dei disastri aerei: saremo materia di studio, approfondimento e miglioria per chi coltiverà i terreni dove riposano le nostra ossa.

E’ sempre andata così, finora a nostro vantaggio.

Dai balconi si sente squallida musica, si leggono slogan da seconda media terminata con i tempi di Pierino e vien voglia di sacrificarsi e morire come Sansone con tutti i Filistei replicando con l’ugola alla B.B. King che col cazzo andrà tutto bene, o tutto pene, come direbbe Rocco, che quantomeno un senso lo avrebbe.

Poi prevale l’istinto e la succitata sigaretta appare come una suadente sirena nel cuore della notte, a donare un attimo di sublime pace e di afoso silenzio.

In fondo l’Italia resta il miglior posto del mondo dove morire, dove vivere, dove bestemmiare, dove pensare, dove fare una quarantena, dove sognare, dove amare.

Talvolta, addirittura, dove sentirsi liberi.

Buona notte, Mondo.

E grazie per l’ospitalità.

V74

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