• L’argentino


Walter Ciappi

Ancora un portiere.
Ancora anni ottanta.
Ancora ricordi bellissimi.

Che poi, proprio negli anni ottanta, passavano spesso sui teleschermi alcuni divertenti spot di una azienda di cibo per cani, la Ciappi.
E nello stesso periodo gli highlights, le gare e le telecronache della B, con alcuni personaggi iconici ed indimenticabili.
Uno dei quali, senza dubbio, era Walter Ciappi, portierone di un Campobasso che per diversi anni divertì il proprio pubblico ed anche tanti appassionati di calcio della penisola.


Walter Ciappi nasce nell’aprile del 1952 a Buenos Aires, capitale dell’Argentina.
Diciotto anni più tardi, nello stesso giorno e nella stessa città, verrà alla luce un signore di nome Diego Pablo Simeone.
Così, giusto per.
Walter è figlio di italiani emigrati in Sud America alla ricerca di fortuna, come si suol dire.
Il padre, ex portiere di buon livello, da giovane era stato nel mirino di squadre importanti.
Poi, con l’avvento della guerra, è stato costretto a chiudere con lo sport e dedicarsi all’attività di ristoratore.
Sia quel che sia, a quattro anni di età il piccolo Walter ritorna in Italia con la sua famiglia, originaria di Gambassi, in provincia di Firenze.

Nato in Argentina e di sangue italiano: il ragazzino non può che adorare il calcio.
Tanto è vero che anche divertendosi a scuola, appena vede un pallone inizia a vibrare.
Pur essendo piuttosto bassino, il giovane Walter ama il ruolo di portiere.
E se la cava bene, a sentire gli amici ai quali oppone strenua resistenza, quando provano a “bucarlo”.

Inizia con le giovanili del Castelfiorentino, quindi passa alla Juniores del Prato, ove è allenato da un ancora sconosciuto Renzo Ulivieri.
E vince il campionato, sconfiggendo la Casertana nella finalissima di Chiavari, in Liguria.
Nella seguente stagione Ciappi è aggregato alla prima squadra del Prato, che milita in serie C ed è allenata da Francesco Petagna, nonno del calciatore (2025) del Monza.
Pochi mesi prima il mitico Enzo Bearzot, che per alcuni mesi è stato alla guida della squadra, ha segnalato il ragazzo, suggerendone un maggiore utilizzo nella rosa pratese.

Walter resta con i toscani per un biennio, nel quale mette in mostra doti importanti.
Tanto da meritarsi la chiamata del Cesena, in serie B.
L’infortunio del titolare -Annibale- lo lancia nella mischia ad inizio stagione, con tre match giocati in cadetteria.
Presenzia pure nel prestigioso Torneo di Viareggio, in prestito al Napoli.
Col rientro di Annibale l’allenatore Radice preferisce affidarsi allo stesso ed all’altro estremo difensore in rosa, Mantovani.

Gli spazi per Ciappi sarebbero oltremodo ridotti, per cui il ragazzo viene prestato al Giulianova.
Serie C, per maturare ulteriore esperienza.
Walter se la cava discretamente ed a fine stagione torna a Cesena, con che Radice punta su Mantovani e relega Ciappi nel ruolo di riserva, insieme all’altro portiere Zamparo.
Walter gioca una sola partita, col Cesena che si issa sino al secondo posto in classifica e sbarca così in massima serie.

Ventunenne, Walter Ciappi si ritrova in serie A.
Un sogno, per lui.
Un sogno dal quale è costretto presto a svegliarsi, poiché il Cesena ha altri piani per affrontare il duro torneo al quale deve andare incontro.


Difatti i romagnoli, che hanno dovuto rinunciare a Radice -passato alla Fiorentina e sostituito da Bersellini-, acquistano l’esperto portiere Boranga , confermano Mantovani e mettono sul mercato sia Zamparo che Ciappi.

Quest’ultimo, in un calcio che ancora non offre ai calciatori il potere contrattuale odierno, è costretto a ripartire dalla Sangiovannese, in serie D.
Praticamente Walter passa dal professionismo al dilettantismo, con tutto il rispetto dovuto alla società di San Giovanni Valdarno.
La statura di Ciappi, poco oltre il metro e settantacinque centimetri di altezza, parrebbe il limite più importante per sperare in una carriera ad alti livelli.
Lui, giovane spigliato e di indole simpatica, la butta sul ridere.
Non sono all’altezza, evidentemente!”, risponde sarcasticamente agli amici che gli -e si- domandano come mai un portiere che è nella rosa di una compagine che è stata promossa in serie A si ritrovi, soltanto pochi mesi più tardi, ad allenarsi tra i dilettanti.

Sangiovannese Calcio

Vada come vada, Walter Ciappi è un tipo dal carattere tosto.
Ventidue anni e tanta voglia di giocare, divertirsi, migliorarsi.
L’estremo difensore dai natali argentini si ferma per quattro annate con i biancoazzurri, vincendo il campionato nel 1974.
Nel 1977, allenato nuovamente da Petagna (poi esonerato a stagione in corso), retrocede in D nonostante la squadra abbia diversi elementi di valore (Angelo Calisti, Landini, Paolinelli, Malisan, Facchini).


Walter non segue i compagni nella serie minore, però.
Difatti sul portiere piomba il Pisa, serie C, che avuto modo di osservare il giocatore da avversario, nelle precedenti stagioni.
Nella prima annata nella città della Torre l’estremo difensore se la cava molto bene.
Quindi, in estate, il Pisa viene acquisito dall’imprenditore triestino Anconetani.
Arrivano diversi giocatori in rosa, tra cui il portiere Mannini, proveniente dal Viareggio.
Ciappi finisce presto in panchina e, poco dopo, addirittura in tribuna, dopo alcune divergenze con la società.

Mannini, ottimo portiere ma ancora acerbo, non brilla.
Walter CIappi, adorato da tifosi e compagni, riconquista il posto ed è tra i protagonisti della promozione del Pisa in serie B.
Anche in cadetteria il toscano è un fattore, giocando tutte le gare con un rendimento costante ed elevato.

Walter Ciappi - Pisa

Nel 1980 il Pisa ingaggia Toneatto come allenatore e decide di puntare su Mannini come titolare, su fortissima spinta di Anconetani, che si impone anche sui desideri della piazza.
Vincerà la sua scommessa, bisogna dirlo.


Ma Ciappi è un bel portiere e trova immediatamente un nuova squadra.
In cadetteria, al Taranto, dove si trasferisce insieme al compagno Cannata, andando a sostituire lo jugoslavo Petrovic (passato al Rimini) e l’italiano Buso (che finisce proprio al Pisa).
I pugliesi hanno un roster discreto: Mutti, Gori, Beatrice, Chiarenza, Picano, Falcetta, Renzo Rossi, Pavone, Scoppa, Ferrante.
Soprattutto in difesa vi è gente tosta.
Ma le cose non vanno per il verso sperato ed il Taranto, penalizzato di cinque punti a causa del Totonero, incappa in una sfortunata retrocessione.
Walter Ciappi, titolare inamovibile, offre un rendimento alquanto altalenante.
I tifosi apprezzano il suo essere estroso, sia in campo che fuori, ma non gli perdonano alcune incertezze che costano diversi punti al team ionico.
Lui, sicuro dei propri mezzi, interpreta il ruolo con spavalderia e coraggio, sebbene in alcune occasioni subisca delle reti che ai più parrebbero evitabili e che nel finale di stagione, nei momenti “caldi”, gli costano parecchi fischi e pesanti critiche.

Walter Ciappi - Taranto

In estate il Taranto decide di puntare sul giovane Maurizio Rossi, preso dall’Atalanta.
Per Ciappi non c’è spazio ed il toscano trascorre alcuni mesi nell’incertezza, non trovando alcun ingaggio in cadetteria e non essendo convinto delle proposte ricevute dalla terza serie.

Poi, ad ottobre, ecco spuntare all’orizzonte il Campobasso.
I molisani, dopo aver sfiorato la promozione in B, vogliono riprovarci.
La stagione non è iniziata nel migliore dei modi ed a pagare è il tecnico Montefusco, sostiuito presto da Antonio Pasinato.
Quest’ultimo, approfittando del recente cambio al vertice della società, chiede al suo nuovo presidente di rafforzare la rosa con alcuni elementi di valore.
Il forte centrocampista Maragliulo, il talentuoso trequartista Bondi ed il grintoso attaccante Biagetti sono gli acquisti campobassani nel calciomercato autunnale di riparazione.
Pasinato è soddisfatto, ma chiede un ulteriore sforzo ai suoi dirigenti.
Vuole un portiere e fa il nome di Walter Ciappi.
Il Campobasso manda Fantini al Bari e si accorda con l’ex pisano, che non può neanche lontanamente immaginarlo, ma va ad iniziare una delle parentesi sportive ed umane più appaganti della sua vita.

Perché in terra molisana Ciappi diventa un idolo della tifoseria ed uno dei simboli di una compagine che resta impressa nella memoria collettiva degli appassionati per anni.
Difatti il Campobasso viene subito promosso in B e vi resta per diversi anni, giocando un calcio impregnato di grinta ed appartenenza al territorio, che conquista addetti ai lavori e tifosi di tutta la penisola.

Una squadra che ha tanti leader che lottano tutti uniti per la maglia.
Quasi una rarità, nel calcio.
Nessuna prima donna, ma tante personalità forti al servizio del collettivo.

L’indomabile Scorrano, il tenace Maestripieri, il mastino Di Risio, il geniale Biondi, il roccioso Parpiglia, l’elegante Progna, il risoluto Ciarlantini, il geometrico Goretti, il veloce Tacchi, il bomber D’Ottavio, il bravo Ugolotti, il succitato Maragliulo e tanti altri ancora, qualcuno di passaggio e qualcun altro più stabile in rosa.

Per un quadriennio Ciappi e compagni mantengono il Campobasso in cadetteria, con una notevole serie di soddisfazioni a corredo.
In Coppa Italia, per dire, nell’agosto del 1982 battono la Fiorentina di Antognoni e Graziani, da poco diventati Campioni del Mondo in Spagna.
Nel 1985, nella stessa competizione, i molisani sconfiggono la Juventus di Scirea, Platini e Boniek, allenata da Trapattoni.
In campionato il Campobasso mette in serissima difficoltà squadre come Milan e Lazio e si spinge in diverse occasioni nelle zone nobili della classifica, senza però riuscire a mantenere quella continuità imprescindibile per chi desidera arrivare sino in fondo.
Comunque i Lupi Rossoblù entrano nell’immaginario collettivo come gruppo di grintosi guasconi, pronti a vendere cara la pelle in casa e spavaldi e speranzosi allorquando si recano in trasferta, accompagnati da un buon nugolo di tifosi esaltati dalle gesta dei propri beniamini.

Walter Ciappi si conferma, nel tempo, come uno dei migliori interpreti nel ruolo, in serie B.


Portiere istrionico ed iconico, con la battuta sempre pronta e con un carattere di ferro.
Tra i pali è una sicurezza, con la sua elasticità e le sue movenze feline.
Guida la difesa con personalità e di tanto in tanto esce dalla sua area di rigore avanzando sino alla propria trequarti, impostando il gioco.
Moderno, senza dubbio.
Va detto che non di rado rischia di far infartare compagni e tifosi, eh.
Nelle uscite alte evidenzia invece qualche limite, derivante dalla sua altezza non eccelsa che talvolta lo tradisce pure sui tiri dalla lunga distanza.
Sopperisce col carisma, con la grinta, con la determinazione.
Da baluardo vero, è sempre l’ultimo ad arrendersi e soltanto di fronte all’evidenza, altrimenti lotta come un leone.
E diventa, a suo modo, un idolo di ogni piazza nella quale ha avuto la fortuna ed il piacere di militare.

Campobasso Calcio

A Campobasso l’era di Walter si conclude nell’estate del 1985, quando l’allenatore Mazzia (subentrato da alcuni mesi a Cadè, che a sua volta aveva preso il posto di Pasinato), di concerto con la società, decide di puntare sul più giovane Massimo Bianchi, come primo portiere.
Scelta di prospettiva, più che altro.
Bianchi non è malaccio, comunque.
Con i molisani disputerà un’ottima prima annata, mentre nella seconda finirà col retrocedere al termine degli spareggi con Taranto e Lazio, col Campobasso che in virtù della sconfitta dei romani nella gara col Taranto (gol di De Vitis, in nettissimo fuorigioco), scelgono di gestire il match con i pugliesi (0-0) e quindi fare altrettanto con i biancocelesti, che invece sono condannati a vincere per evitare la caduta negli inferi della terza serie.
Nella partita decisiva tra molisani e Laziali il rossoblù Boito, attaccante bravo ma privo del senso della rete (un attore porno col pisello infimo, in pratica), si divora un gol fatto: è il segnale del crollo.
Poli segna poco dopo la rete che spedisce il Campobasso in C ed apre la strada verso il Paradiso alla Lazio.

Walter segue le vicende del suo adorato squadrone da lontano.
Difatti il nostro nel 1985, trentatreenne e non di certo vecchio per essere un portiere, spera di trovare una squadra in B, magari anche partendo da riserva, nel caso.


Niente da fare, invece.
A Ciappi si interessano diversi club (Palermo, Pescara, Monza, Arezzo, Vicenza), senza che nessuno di essi affondi il colpo.
L’unica proposta seria, ufficiale, arriva dagli abruzzesi del Francavilla Calcio, appena retrocessi in C2.
Walter è uno dei rinforzi individuati dalla dirigenza per provare a riconquistare la terza serie nazionale.
Insieme a lui vengono ingaggiati gli attaccanti Buoncammino e Di Baia ed i centrocampisti De Paola, Odorizzi e Repetto.
Buoncammino, insieme al portiere Anellino, ad ottobre passa al Foggia.
Walter Ciappi ha il via libera per difendere i pali dei giallorossi francavillesi e lo fa per due stagioni: settimo posto nella prima, secondo posto e promozione in C1 nella seconda.

Ennesima promozione, per il toscano.
Un vincente, altroché.

Mister Rumignani, principale artefice del trionfo dei suoi, lascia l’incarico per trasferirsi al Barletta.
In sua vece viene ingaggiato Balugani, che sceglie Genovese per la porta del Francavilla.

Walter Ciappi riconquista ugualmente la C1 e si riavvicina a casa, firmando per la Lucchese dopo alcuni mesi da disoccupato.
A volerlo sono il presidente Magistrelli, il dirigente Vitali e l’allenatore Melani, che lo conoscono benissimo e ne apprezzano le doti di estremo difensore e di uomo spogliatoio.
La squadra è buona, con elementi come Gabriele, Fiondella, Mario Donatelli, Francesco Monaco, Pascucci e Zennaro.
Ciappi fa da vice a Riccetelli, giocando comunque diverse gare, e la Lucchese si piazza a metà classifica.
Nella successiva annata Meloni è sostituito da Orrico, che per la porta vede soltanto il giovane Mareggini.
Il carattere ombroso del neo tecnico cozza con quello giocherellone di Ciappi ed il conflitto è pressoché inevitabile.
Nonostante l’arrivo in rosa di elementi come Di Stefano, Paci, Fusini, Giusti, Vignini e Pelosi, la Lucchese non riesce a centrare il salto di categoria.
In estate le strade di Ciappi -che ha stretto un bel rapporto con Mareggini e si è in qualche modo riappacificato pure con Orrico, che lo ha schierato in più occasioni- e del club si dividono.

Sebbene abbia trentasette primavere sul groppone, il portierone di Buenos Aires non ci pensa proprio, a smettere.
Carpegiani, suo allenatore al Pisa venti anni prima, lo chiama allo Spezia.
C1, con compagni come Galbiati, Montani, Pregnolato, Colasante, Spalletti, Tonini ed altri buoni mestieranti.
Walter Ciappi offre il suo abituale contributo di esperienza ed ardore, utile alla salvezza del team ligure.

Quindi torna dove aveva iniziato, al Castelfiorentino.
Promozione Toscana, ove il giocatore chiude la sua bella carriera alla soglia dei quarant’anni di età.


Ricordo Walter in diverse gare contro la mia Lazio e perennemente tra i migliori in campo.
Una figurina iconica, oltretutto.
Tra i giocatori più rappresentativi del Campobasso, in quei meravigliosi anni di cadetteria ottanta.

Ero basso e non avevo il talento di un Tancredi, per citare un portiere non alto ma fortissimo.
Eppure non ho mai mollato, guadagnandomi e meritandomi tutte le soddisfazioni, molte, avute in carriera.
I tifosi mi hanno sempre voluto bene perché ho dato tutto per le maglie che ho indossato.
A Cesena ho sognato la A, però ero davvero troppo giovane.
A Pisa litigavo un giorno sì e l’altro pure con Anconetani, che spingeva per Mannini.
Ma facevamo subito pace ed in fondo non aveva tutti i torti, visto che Alessandro è stato un gran bel portiere.
A Taranto ho vissuto un’annata stranissima, con una retrocessione sfortunata che resta un cruccio, per il sottoscritto.
Nel Campobasso ho passato gli anni più intensi del mio percorso sportivo, insieme a compagni indimenticabili e con un pubblico eccezionale a sostenerci.
Le altre tappe della mia carriera sono state tutte stupende, sia a livello di squadre che di tifoserie.
Emozioni indimenticabili!

-Walter Ciappi-


Dopo aver concluso l’epopea da calciatore Walter Ciappi si è dedicato all’attività di preparatore di portieri, lavorando con Bruno Bolchi -al quale ha fatto anche da vice- nella Lucchese, nel Genoa, nella Ternana, nel Catanzaro e nel Messina.

Quindi si è divertito e si diverte ancora oggi con i giovani, ai quali si sforza di trasmettere la sua infinita passione per il calcio e la sua grande determinazione.
Il tutto con l’abituale simpatia e l’innato carisma che lo contraddistingue.

Walter Ciappi

Ovviamente vive ancora nella sua Toscana, con la sua bella famiglia, e segue con affetto le compagini in cui ha militato.

Personaggio a tutto tondo, per davvero.

Che spettacolo, il Calcio degli anni ottanta!

Walter Ciappi: l’argentino.

V74

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