• Charlie Champagne

Graeme Souness

“Souness, ha segnato?”, si domandava nel mitico L’allenatore nel Pallone il mister Oronzo Canà.
Invece no: a realizzare il gol della vittoria dei suoi è stato il bomber Aristoteles.
L’incontro tra Sampdoria e Longobarda vede un risultato a sorpresa, con Oronzo che, scaramanticamente e per sofferenza intrinseca, con l’innominabile Crisantemi al suo fianco, è convinto di averlo subito il gol, piuttosto che averlo messo a segno.

Souness da pochi mesi (siamo nel 1984, ai tempi del capolavoro cinematografico di cui si discorre) è sbarcato nel campionato italiano e lo ha fatto da Campione d’Europa in carica, essendo il capitano del Liverpool che ai rigori ha sconfitto la Roma ed ha conquistato il più importante trofeo continentale.

Giocatore carismatico e tosto, per davvero.


Graeme James Souness nasce nella bella Edimburgo, capitale della Scozia, nel maggio del 1953.
Da bambino cresce nei sobborghi della città, giocando a pallone con i suoi coetanei.
Sviluppa un caratterino niente male e con la sfera tra i piedi sa il fatto suo.
Tifa Heart of Midlothian e simpatizza per i Glasgow Rangers, sognando di diventare come Denis Law o Jim Baxter, i suoi idoli calcistici.
Il primo è una punta, il secondo un centrocampista.
Graeme finisce presto per imitare il secondo, muovendosi nei dintorni della metà campo.

Tynecastle F.C. e North Merchiston BC sono le prime tappe della sua carriera, da adolescente.
Possiede stoffa, il piccolo Souness.
Tanto da essere chiamato, appena quindicenne, dal Tottenham Hotspur.
Un club prestigioso ed una società ottimamente organizzata, con la leggenda locale Bill Nicholson che allena la prima squadra e supervisiona il settore giovanile.

Graeme Souness, il più giovane di tre fratelli, vive con i genitori in un prefabbricato.
Il padre, James, è operaio in una vetreria.
La moglie si occupa dei figli, con i primi due che già lavorano come apprendisti insieme al genitore.
Famiglia unita e dignitosa, che il giovane prospetto abbandona momentaneamente già a dodici anni per trasferirsi dalla nonna, che vive da sola.
A quindici il Tottenham gli mette a disposizione un appartamento non distante dal centro di Londra.

Qualsiasi ragazzino sarebbe entusiasta della cosa, ma lui è caparbio, convinto dei suoi mezzi, determinato.
Chiede spazio, non accontentandosi delle presenze nella Juniores.
Vuole allenarsi con la prima squadra.
Nicholson acconsente e, dopo un biennio di apprendistato, lo fa anche esordire in Coppa UEFA, seppure da subentrante.

Tottenham Hotspur

In campionato non vi è trippa per gatti, però.
Souness scalpita ed il Tottenham, per calmarne gli spiriti, lo spedisce appena maggiorenne in Canada, al Montréal Olympique, nella North American Soccer League, insieme al compagno Mike Dillon.
Oltre oceano Graeme mostra le sue doti e viene inserito, al termine della stagione, nell’All-star team del torneo.
Fa amicizia anche con un italiano, il difensore Mascalaito, che per qualche mese emigra in Canada prima di concludere la sua onesta carriera di calciatore di serie A e B.

Al ritorno in patria lo scozzese intuisce di non essere nei piani del suo club, che lo cede al Middlesbrough, in seconda serie.
Il giovane non fa una piega: saluta e ringrazia, accettando il declassamento e tuffandosi nella nuova avventura con enorme voglia di rivalsa.


Nel suo nuovo team Graeme Souness conquista man mano posizioni all’interno del gruppo e, nella seconda annata, anche la massima serie inglese, vincendo il campionato a suon di record e tornando nella categoria che gli compete.

Perché lo scozzese, ancorché giovanissimo, è un centrocampista di razza.
Il Middlesbrough, che lo ha pagato meno di 30000 sterline, si sfrega le mani all’idea di rivenderlo a cifre ben più consistenti.

Non andrà così.
O non nell’immediato, ecco.
In quanto Graeme Souness resta col Boro per ben sei annate, in cui la compagine biancorossa si attesta nei dintorni della metà classifica del torneo britannico.

Middlesbrough FC

Nel frattempo il ragazzo, dopo la trafila nelle rappresentative giovanili, ha esordito anche in Nazionale Maggiore Scozzese, nel 1974.
E nel 1978 ha partecipato al Campionato del Mondo, che si è svolto in Argentina.
La Scozia ha perso il primo match col Peru (1-3), poi ha impattato con l’Iran (1-1) ed infine ha sconfitto l’Olanda per 3-2.
Non è bastato per passare il turno, con Souness che è stato costretto a dare forfait nelle prime due gare per infortunio ed ha giocato -da titolare- soltanto l’ultima partita, quella vinta con gli olandesi.

Lo scozzese, dopo un breve prestito all’Adelaide, in Australia, va in Argentina da giocatore del Liverpool, in quanto è uno dei rinforzi invernali che il club vuole mettere a disposizione del suo allenatore, in un periodo in cui già altri due suoi connazionali hanno firmato per i Reds: Dalglish e Hansen.

Graeme Souness, in particolar modo, prende il posto in rosa del veterano Callaghan, che dopo una vita ha lasciato Anfield.
E non fa rimpiangere l’altro, integrandosi sin da subito nell’ambiente dei rossi e contribuendo alla vittoria della Coppa dei Campioni del 1978, la seconda consecutiva per i suoi, fornendo l’assist per il gol decisivo di Dalglish e giocando una grande finale con i belgi del Bruges.

L’annata successiva vede il Liverpool dominare il campionato e sfiorare altri successi.
E negli anni seguenti il club si consolida al vertice, sia in patria che in Europa.
Greame Souness gioca con i Reds sino al 1984, vincendo in totale cinque campionati (quello succitato del 1979 e poi nel 1980, 1982, 1983, 1984), quattro Coppe di Lega (1981, 1982, 1983, 1984), tre FA Charity Shield (1979, 1980, 1982) e, soprattutto, altre due Coppe dei Campioni, oltre a quella del 1978: nel 1981 e nel 1984.

Graeme Souness - Liverpool

In quest’ultima, da capitano, guidò il suo Liverpool alla vittoria contro la Roma, nella finale giocata proprio nella capitale d’Italia.
I giallorossi, che in semifinale erano riusciti ad avere la meglio sugli scozzesi del Dundee in una maniera ancora oggi alquanto discussa, si ritrovarono dinanzi ad una compagine tosta e decisa.
Il mattoide portiere Grobbelaar, il bomber Rush, il talentuoso Dalglish, il raffinato Whelan, il grintoso Kennedy, il tenace Lawrenson, i sopraccitati Souness e Hansen, il rapido Johnston, l’inossidabile Neal e altri ancora.
La Roma del Barone Nils Liedholm è compagine quadrata, con elementi di valore quali Falcao, Conti, Graziani, Pruzzo, Di Bartolomei, Cerezo, Nela e via dicendo.
La partita è dura ed il Liverpool, dopo l’1-1 al termine di tempi regolamentari e supplementari, la spunta ai calci di rigore.


Graeme Souness chiude la sua meravigliosa avventura ad Anfield con una prestigiosissima vittoria.
Da un paio di anni è interessato al trasferimento all’estero.
D’altro canto il nostro ha giocato un buon Mondiale in Spagna, nel 1982.
La sua Scozia ha battuto la Nuova Zelanda all’esordio (5-2), quindi è stata sonoramente mazzolata dal Brasile (1-4) ed ha chiuso con un pari con l’Unione Sovietica (2-2), venendo eliminata al primo turno.
Souness, capitano dei suoi ed autore di una rete contro i sovietici, è tra i migliori della spedizione iberica.

I successi col Liverpool contribuiscono ad accrescerne la fama.
Nell’estate del 1984 piovono offerte per l’ex Tottenham da Germania, Francia, Svizzera e Italia.
In particolar modo la destinazione italica è gradita al centrocampista scozzese.
Graeme ama il sole, il buon cibo, il vino di qualità.
La sua neo-consorte, Danielle, ha inoltre ricevuto una importante eredità in ambito familiare e l’Italia è uno di quei paesi con un regime fiscale favorevole, in caso di spostamenti monetari.
Tutto fa pensare che Souness possa accordarsi con una squadra italiana.

E poi il campionato italiano, a metà degli anni ottanta, è il migliore al mondo.
Maradona, Platini, Zico, Rummenigge, Boniek, Socrates, Junior, Elkjaer, Falcao, Passarella, Dirceu, Brady, eccetera.
Una pletora di fuoriclasse.

Ad attenzionare lo scozzese è la Sampdoria, dove gioca l’attaccante inglese Travor Francis.
Quest’ultimo suggerisce ai suoi dirigenti di ingaggiare il forte Bryan Robson del Manchester United, che però non è in vendita.
In subordine Francis fa il nome di Souness, che sarebbe il profilo ideale per sostituire l’irlandese Brady, passato da poche settimane all’Inter.
Il Liverpool chiede per il cartellino del suo capitano 800000 sterline.
La Samp ne offre circa la metà.
Si chiude a 650000 (poco più di un miliardo e mezzo di lire), per la gioia di tutti.
Graeme Souness firma con i blucerchiati un contratto triennale per un compenso di oltre cinquecento milioni all’anno (più eventuali premi) e vola a Genova, accolto da un buon numero di tifosi liguri entusiasti della presenza in squadra di un calciatore di indiscutibile valore.

Lo scozzese si gode alcuni giorni di vacanza in Israele, prima di far tappa a Palma di Maiorca per un ultimo tuffo nel relax.
Quindi torna in Italia e parte per il ritiro estivo agli ordini del nuovo allenatore della Sampdoria, mister Bersellini, che ha stappato una bottiglia di quello buono, per festeggiare l’arrivo di Graeme, che reputa il profilo perfetto per far maturare i giovani della squadra e, nel contempo, accrescere la cifra caratteriale dei più esperti, grazie alla mentalità vincente dello scozzese.

La base è comunque più che discreta, va detto.
Bordon è il portiere.
Luca Pellegrini agisce da libero, mentre Mannini, Vierchowod e Galia si occupano degli avanti avversari, con Renica a fungere da jolly difensivo, nel caso.
In mezzo al campo, oltre a Souness, ci sono Pari, Scanziani e Salsano, con Casagrande e Beccalossi a fornire aiuto, ove necessario.
Davanti ci pensano Francis e Vialli, con Mancini pronto a dar manforte alla causa.

Bersellini, tatticamente accorto, organizza un team grintoso e coeso che Graeme Souness, da vero leader, conduce sino alle zone nobili della graduatoria, lottando addirittura per lo Scudetto, sino a poche giornate dal termine.
Il quarto posto finale è comunque un ottimo risultato, che comporta inoltre la qualificazione alle coppe europee.
Non l’UEFA, però.
La Samp va in Coppa delle Coppe, poiché vince la Coppa Italia, ove supera nella doppia finale il Milan di Liedholm.
I rossoneri, con in campo gente come gli inglesi Hateley e Wilkins, oltre agli italiani Franco Baresi, Di Bartolomei (soltanto nel ritorno), Tassotti, Virdis ed Evani, si arrendono sia a Milano (0-1) che a Genova (3-1 per i doriani).

Souness segna la rete dei liguri in trasferta e domina la scena nel ritorno, consentendo ai suoi di vincere il primo trofeo della propria storia sportiva.

Sta nascendo quella che, più avanti, sarà denominata la Sampd’oro.
Il saggio presidente Mantovani, man mano, sta plasmando la sua creatura.
Un passo per volta, da uomo pragmatico e lungimirante.
E l’ex Liverpool, come detto, è fondamentale in questo percorso di crescita.

Graeme Souness - Sampdoria

Centrocampista centrale, granitico e con una muscolatura imponente, Graeme Souness è tra i migliori elementi della sua generazione, in un ruolo delicato quanto tatticamente fondamentale, per i destini di una squadra.
Tenace, caparbio, indomito, sfrontato: personalità ingombrante e grandissima voglia di vincere, sempre.
Difatti la sua bacheca è pregna di roba buona, a dimostrazione del suo valore, pure dal punto di vista tecnico.
Dotato di un buon tiro dalla distanza, Graeme è bravo ad inserirsi dalle retrovie e trova spesso la via della rete.
Segna molti gol decisivi, soprattutto.
Perché è uno che non si tira di certo indietro, quando è il momento di dare il massimo.
Duro, ma duro per davvero.
Ha fama di essere uno dei giocatori più cattivi della storia recente.
E forse è davvero così.
Di certo è agonisticamente “una bestia”, nel senso buono del termine.
In gioventù pecca talvolta in rapidità di pensiero, lacuna poi colmata con l’esperienza.
Non di rado esagera in alcuni atteggiamenti discutibili: ma è la sua indole e se fosse diverso, non sarebbe più lui, nel bene e nel male.
E nel bene parliamo di un campione: protegge la difesa, organizza la manovra, va in appoggio ai compagni, rifinisce, conclude in porta.
Mediano, interditore, regista, interno: sa fare tutto, in mezzo al campo.
Tutto.
E sa farlo tremendamente bene, con sublime continuità.


Charlie Champagne“, il nomignolo affibbiatogli da giovane.
Una sorta di elegante puttaniere partito dal basso che si gode vizi e lussi a più non posso, per intenderci: questo significa il soprannome di Graeme, che naturalmente lo odia.
Invero lui ama le donne, come molti altri suoi simili.
Il problema è che essendo ricco e famoso, e pure dotato di un gran carisma, è difficile che le sue conquiste passino inosservate.
Nel Regno Unito, il paese del tabloid, Souness fornisce materiale a iosa a chi di dovere.
Fin quando decide di sposarsi e di trasferirsi in Italia.

Dove, nel secondo anno, brilla meno rispetto al primo.
La Sampdoria cambia poche pedine, ad inizio stagione.
Casagrande e Beccalossi lasciano, sostituiti da Matteoli ed Aselli.
Il difensore Renica viene ceduto al Napoli, mentre viene rafforzato l’attacco con l’ingaggio di Lorenzo, dal Catanzaro.

Greame Souness soffre, per ragioni di ordine tattico, la presenza del succitato Matteoli, che rispetto a Salsano -calciatore istintivo e con il quale lo scozzese manifesta un’ottima sintonia- è più geometrico e lineare ed abituato a muoversi nel cerchio di metà campo, finendo per pestare i piedi all’ex regista del Liverpool.

Quest’ultimo è comunque sul pezzo, ci mancherebbe.
Ma la Samp non gira come dovrebbe ed in campionato giunge dodicesima, deludendo le aspettative.
Cammino non eccezionale pure in Coppa delle Coppe, con una eliminazione precoce agli ottavi, per mano del Benfica.
In Coppa Italia le cose vanno decisamente meglio, invece, con i liguri che raggiungono nuovamente l’ultimo atto.
Stavolta l’avversario è la Roma d Eriksson.
Con il Campionato del Mondo (1986) alle porte, la doppia finale è monca di alcuni elementi fondamentali per entrambe le squadre.
I giallorossi non possono schierare Tancredi, Ancelotti, Boniek, Nela e Conti.
I blucerchiati lamentano le assenze di Vierchowod, Vialli e Souness.
La Samp vince la gara di andata per 2-1, mentre perde quella di ritorno per 0-2.
La Coppa Italia prende quindi la strada per la capitale.

E Greame Souness quella per la Scozia, poiché già prima del Mondiale del 1986 ha firmato per il Glasgow Rangers, dove sarà allenatore-giocatore.
Una sua richiesta, rinunciando al terzo anno di contratto con i genovesi, desideroso di tornare, a trentatré anni, nel paese natio.

Mantovani, presidente amorevole ed uomo di sopraffino intelletto, è conscio della poca utilità di trattenere in rosa un calciatore scontento.
Ragiona sul suo sostituto e sceglie Cerezo, proprio l’uomo che ha segnato il 2-0 col quale i romanisti hanno sancito il trionfo in Coppa Italia conto i liguri.
Il brasiliano, già trentunenne, rinascerà a nuova vita con la casacca della Samp e la condurrà a centrare vittorie storiche ed indimenticabili.
Matteoli viene ceduto all’Inter e Francis all’Atalanta.
Galia passa al Verona, dal quale giunge in Liguria il tedesco Briegel.
Una Samp rivoluzionata e affidata dal mitico Boskov, una garanzia.


E Graeme Souness?
Beh, lui dapprima vola in Messico, per disputare il Mondiale.
Il team scozzese è temporaneamente affidato ad Alex Ferguson, allenatore dell’Aberdeen ed in procinto di trasferirsi -dopo l’estate- al Manchester United, con cui andrà a scrivere pagine indelebili della Storia del Calcio.
Ferguson non può disporre di alcuni elementi importanti, come Dalglish, e decide a sorpresa di rinunciare ad altri, tipo Hansen.
Punta sul gruppo dei suoi fidati all’Aberdeen e di quelli del Dundee, sulla classe di Strachan, sulla leadership di Souness, sulla imprevedibilità di Cooper e sui gol di Archibald.

La Scozia, capitanata proprio da Souness, parte con una sconfitta (0-1) con la Danimarca di Morten Olsen e Lerby.
Poi perde anche con la Germania Ovest di Matthaus e Voller (1-2).
Nella terza gara del girone Ferguson comunica a Souness di volerlo escludere dai titolari.
Per la prima volta nella sua carriera Graeme si ritrova fuori dall’undici di partenza per scelta tecnica.
Il centrocampista, alle ultime battute di una carriera in Nazionale durata oltre un decennio e che lo ha visto per oltre cinquanta match indossare la casacca della Scozia, spesso da capitano, comprende la decisione del suo tecnico.
Souness, in Messico, soffre l’altura e paga dazio ad una forma fisica non eccelsa.
i nordici, che giocano tutta la gara in superiorità numerica per l’espulsione di un avversario dopo appena un minuto di gioco, non riescono a superare l’Uruguay di Francescoli e Gutierrez e salutano mestamente la kermesse.

Graeme Souness, al suo terzo mondiale consecutivo, chiude la sua avventura con la rappresentativa scozzese e si tuffa nel suo nuovo ruolo di player-manager nei Rangers.

Saluta l’Italia con gratitudine e calore, prima.

Giocare in Italia è stato un vero privilegio.
I migliori calciatori del pianeta si trovano nella penisola ed essere stato uno di loro è per me è un grande onore.
Il calcio italiano è meno rapido di quello inglese, però richiede tecnica, astuzia, mestiere.
Rispetto all’Inghilterra in mezzo al campo hai qualche frazione di secondo in più per alzare la testa e ragionare, prima che ti piombi addosso un avversario.
Però non ti viene mai concessa una seconda opportunità: se sbagli la giocata, sei finito.
Maradona è il giocatore più forte che abbia mai incontrato, senza dubbio.
Zico ha una tecnica sopraffina e Platini esprime una classe infinita. Però Souness, in mezzo a loro, non sfigura affatto.
Con la Samp ci siamo divertiti moltissimo e ho mantenuto la promessa di guidare i ragazzi alla vittoria di un trofeo.
Un momento unico che non dimenticherò mai, per tutta la vita.

Graeme souness

Maradona, che reputa Souness il miglior calciatore del Regno Unito insieme Robson, è uno di quelli che non si è mai lasciato intimorire dai rudi interventi dello scozzese.
Lo ha sfidato, con coraggio e lealtà.
Perché Graeme è uno che ti porta al conflitto, volente o nolente, facendosi apprezzare moltissimo per la sua indole battagliera.

Ed è un vincente nato.
Lo conferma anche in patria, trascinando i Rangers alla vittoria del titolo dopo quasi un decennio di assenza dal punto più alto del podio.
Tra squalifiche e polemiche, per le sue intemperanze che in Scozia gli creano non pochi problemi, Souness gioca fino a trentasette anni.
Un anno dopo lascia Glasgow anche da allenatore, con tre campionati vinti, ai quali aggiungere ben quattro Coppe di Lega.
Una rivoluzione a livello di mentalità e l’inserimento di stranieri in grado di fare la differenza: queste le note di merito più rilevanti per il lavoro di Graeme a Glasgow.
Lavoro che sarà ancor più apprezzato nel proseguo del tempo, ecco.

Nel 1991 Graeme Souness va a Liverpool a sostituire l’amico Dalglish, dimessosi dalla guida dei Reds.
Il nostro torna a casa, firmando un accordo quinquennale.

Nel 1992 si sottopone ad un delicato intervento al cuore.
Poi inizia a litigare con tutti, chiudendo anticipatamente il suo rapporto col club nel 1995.
Una Coppa di Lega (1991) il magro bottino della sua avventura al Liverpool, da tecnico.

Dopo un periodo di stop Greame riparte dal Galatasaray, in Turchia.
Vince una Coppa di Lega battendo il Fenerbahce e piantando una bandiera del suo team al centro del terreno di gioco avversario, a fine gara, scatenando una sorta di guerra civile.
Vince anche una Supercoppa Turca, prima di firmare per il Southampton e tornare in Inghilterra.
Torino, Benfica, Blackburn Rovers e Newcastle le tappe successive della sua carriera di allenatore.
Poco incline al compromesso con i calciatori, non troppo amante del dialogo con i presidenti e non entusiasta nei rapporti con la stampa: in panchina non poteva durare troppo, diciamocelo pure.


Negli anni più recenti Souness si è disimpegnato da commentatore sportivo, con la sua lingua biforcuta e la sua indiscutibile competenza a tratteggiarne le gesta.

Graeme Souness

Ha scritto anche due libri, negli anni, fondamentalmente autobiografici, raccontando la sua carriera nel mondo del calcio.
Quando ha tempo gioca a squash e si diverte a guardare boxe e tennis, in televisione.

E Charlie Champagne, che fine ha fatto?
Beh, a fine anni ottanta ha divorziato dalla moglie Danielle, con la quale ha avuto tre figli, dopo aver adottato la figlia avuta da lei in una precedente relazione.
Nel 1994 Graeme si è risposato con Karen, accogliendo in casa i due figli della donna ed avendo un altro erede con lei.
Una tribù, insomma.
Tutto farebbe credere che il passato è oramai dietro le spalle, come diceva qualcuno, e che Graeme ha messo definitivamente la testa a posto.
Senza doppi sensi, mi raccomando.

Lo ricordo bene, nel Mondiale in Spagna e, ancora meglio, in quello del Messico.
Nel 1986 rammento tutto, pure i più insignificanti particolari.
E ho bene in mente il giocatore che nel Liverpool fece faville, soprattutto nella vittoria del 1984 in Coppa dei Campioni.
Il baffetto malizioso e lo sguardo da psicopatico, dolce e malefico, appartengono invece al periodo Sampdoria, quello in cui Graeme Souness dimostrò anche nel calcio italiano il suo notevole valore.

Grande giocatore, che ha alzato una miriade di trofei e, quasi sempre, lo fatto da capitano e da leader.

Ad avercene oggigiorno, così.
Magari.

Graeme Souness: Charlie Champagne.

V74

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